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Appalti, codice congelato (ma senza commissari) e niente gare fino a 5 milioni

Photo credit: YouTube

Nel Dl semplificazioni: Palazzo Chigi punta a un’ampia liberalizzazione per opere piccole e medie. Deroghe e corsie veloci senza smantellare tutto

Riportiamo un articolo scritto oggi da Giorgio Santilli per Edilizia e Territorio sulle deroghe al Codice appalti per velocizzare le procedure per assegnare le opere di piccolo importo.

Corsie veloci e niente gara per opere piccole e medie fino a 5 milioni di euro, molte deroghe alle procedure ordinarie del codice appalti ma niente (o pochi) commissari straordinari. Le deroghe alle procedure ordinarie avvengono anche utilizzando le norme stesse del codice appalti che consentono percorsi eccezionali come l’articolo 63.

Comincia a prendere forma il decreto legge Semplificazioni che il premier Giuseppe Conte vorrebbe portare in Consiglio dei ministri questa settimana ma che potrebbe anche slittare alla prossima. Palazzo Chigi sta costruendo un testo che tenga conto delle due esigenze evidenziate da Conte già un mese fa e ribadite agli Stati generali: dare una scossa vera agli investimenti introducendo riforme potenti rimaste al palo per anni, come la limitazione dell’abuso d’ufficio e della responsabilità erariale dei pubblici funzionari; tenere insieme la maggioranza arrivando a punti di compromesso fra posizioni che almeno in partenza sembrano inconciliabili.

L’esercizio più difficile, su questo secondo obiettivo, riguarda le dosi di deroghe da prevedere al codice degli appalti attuale e a chi mettere in mano i poteri per derogare.

La spaccatura nella maggioranza è verticale: da una parte il Pd che vuole deroghe limitate e modifiche controllate al codice appalti e pochi commissari straordinari; dall’altra parte, tutti gli altri che vogliono la generalizzazione del «modello Genova» o comunque di un intervento fuori delle regole ordinarie affidato a un commissario dotato di poteri ampi. Proprio su questo fronte il lavoro è stato intenso e di registrano passi avanti nella costruzione della tela di Palazzo Chigi che fanno pensare a questo punto che una mediazione sia possibile e che la soluzione si avvicini.

In realtà, il lavoro svolto finora è di natura prevalentemente tecnica e nessun vertice o anche solo confronto politico ha ancora battezzato alcuna norma. Ma sembra proprio che questo sia uno dei casi in cui il lavoro tecnico, al di là delle bandiere agitate dai politici, possa aiutare a trovare una soluzione.

Vediamola. Nel segno forte della liberalizzazione va la norma che consente di affidare lavori fino a un importo di 5 milioni di euro (la cosiddetta soglia Ue) senza un bando di gara. Quindi senza una gara formale. È una possibilità concessa dalla direttive Ue e negata in condizioni ordinarie dall’attuale codice appalti.

Bisognerà leggere il testo per capire se siano previsti i vincoli tipici della procedura negoziata come l’invito alla competizione informale di un numero minimo di imprese e che tipo di comunicazione (e di motivazioni delle scelte) sia obbligatoria prima e dopo la competizione.

Per mettere d’accordo tutte le componenti della maggioranza, Palazzo Chigi potrebbe accogliere il suggerimento fornito dall’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione: varare una norma che consenta di generalizzare l’uso dell’articolo 63 del codice stesso. In sostanza, le stazioni appaltanti potranno usare le deroghe “veloci” al codice appellandosi al codice stesso. Una formula che potrà certamente ridimensionare l’opposizione del Pd a questa soluzione derogatoria.

Si alleggeriscono le procedure temporaneamente senza fare a pezzi il codice. La conferma a questa impostazione – velocizzare per un certo periodo senza strappi definitivi e senza smantellare tutto – viene dalla scelta di rinunciare all’uso massiccio di commissari straordinari. È una scelta che si sta costruendo, non definitiva.

Anche questo è un tema politicamente delicatissimo considerando quanto si è parlato negli ultimi sei mesi – prima ancora dell’emergenza Covid – di estensione del «modello Genova». Italia Viva e M5s ne hanno fatto una bandiera e lo stesso Conte lo ha spesso citato. La strada stretta che Palazzo Chigi sembra prendere è quella di affidare alle stesse stazioni appaltanti i poteri derogatori che consentono di allontanarsi dalle procedure del codice. Non l’uomo solo al comando che viene da fuori e impone il suo coordinamento, ma più poteri alla stessa amministrazioni.

A ben vedere, tolta la bandiera ecologica, non è una cosa molto diversa dallo stesso «modello Genova» dove è il sindaco di Genova a fare il commissario. O dal modello «Napoli-Bari» dove è l’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana a fare da commissario.

Anche qui i dettagli si potranno capire solo quando sarà noto un testo, ma è evidente il tentativo di tenere insieme ordinario e straordinario senza strappi. Ancora non è chiaro invece come sarà velocizzato l’iter autorizzativo a monte della gara: conferenza di servizi, valutazione di impatto ambientale, autorizzazioni paesaggistiche, semplificazione dei livelli progettuali.

Anche per questo forse servirà qualche giorno in più per arrivare a un primo vertice politico sul testo.