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Tragedia Annone: chiuse indagini per crollo cavalcavia

Si ringrazia lo Staff di MonzaToday per l’immagine utilizzata

(come riportato da stradafacendo.tgcom24.it)

L’ autoarticolato dell’azienda di autotrasporto bergamasca Nicoli che il 8 ottobre 2018 stava percorrendo il viadotto sulla Statale 36, ad Annone Brianza, nel lecchese, ceduto di schianto uccidendo una persone e ferendone altre sei, trasportava un carico di coils inferiore al peso di 108 tonnellate, limite massimo concesso per questo tipo di trasporto. Un trasporto perfettamente in regola, dunque, ma nonostante questo erano stati in diversi a indicare il camion come possibile “corresponsabile” del crollo. Un sospetto spazzato definitivamente via ora dalla chiusura delle indagini sulla tragedia da parte dei magistrati della Procura della Repubblica di Lecco: tra i sei indagati non figura infatti alcun rappresentante dell’azienda bergamasca specializzata in trasporti eccezionali. L’estraneità del camion alla tragedia è stata confermata dalla perizia che ha invece inguaiato due dirigenti della Provincia di Bergamo, che avevano rilasciato l’autorizzazione per il trasporto eccezionale alla Nicoli, e un libero professionista che era stato incaricato dall’Anas di progettare i lavori di manutenzione del viadotto, e che sono andati ad aggiungersi agli altri tre imputati iscritti nel registro degli indagati poco tempo dopo il crollo (due funzionari della Provincia di Lecco, che gestisce la strada su cui passava il cavalcavia), e un funzionario dell’Anas che gestisce la Statale 36 che passa sotto il cavalcavia. La perizia svolta per conto della Procura da una squadra di tecnici, avrebbe rivelato diverse inadempienza sia da parte dell’Anas (che non avrebbe correttamente compiuto la manutenzione del ponte e che non ha chiuso la Statale dopo alcuni indizi di un possibile cedimento) sia da parte della Provincia di Lecco (che non ha limitato il transito sul ponte a veicoli eccezionali o comunque non ha posto la necessaria segnaletica), sia da parte della Provincia di Bergamo, che ha rilasciato l’autorizzazione alla Nicoli senza verificare le caratteristiche del percorso. I sei indagati sono accusati di omicidio e disastro colposo.