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Stazione di Firenze Belfiore, l’altra Tav (ferma) da 1,6 mld

Si ringrazia lo staff di Repubblica.it per la foto pubblicata

A Firenze, 450 km a Sud di Chiomonte, simbolo degli scontri per il tunnel Tav che il M5S non vuole (ma la Lega sì), c’è un altro «buco» da scavare. E anche il completamento di questa grande opera mette alle strette il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (M5S).

La differenza tra i costi per la Torino-Lione (oltre 20 miliardi) ed il tunnel Tav sotto Firenze (1,6 miliardi) è enorme, ma la dinamica di fondo è la stessa: le opere sono più che a buon punto, ma il M5S, dopo le promesse in campagna elettorale, ora che è al governo non trova appigli per fermare i cantieri.

A Firenze sono stati fatti lavori per oltre 805 milioni sul miliardo e mezzo previsto: a due passi da Santa Maria Novella è stata scavata la nuova stazione sotterranea Tav (450 metri di lunghezza per 50 di larghezza e 22 di profondità) progettata da Norman Foster.

L’attesa infinita

L’ok all’opera risale al 1995: oggi manca da scavare il tunnel da circa 6 km, che, bypassando Firenze in sotterranea, libererebbe i binari in superficie favorendo il traffico dei pendolari, mentre taglierebbe altri 10 minuti sulla Milano-Roma. Nel frattempo, però, complici i tempi politici da moviola, le imprese impegnate negli scavi sono crollate. L’opera è interamente a carico di Rfi, la società di FS che gestisce la rete ferroviaria italiana.

Ma oltre alle difficoltà tecniche per la realizzazione, a condannare il tunnel Tav sono stati un’inchiesta giudiziaria (con la mega talpa per gli scavi sequestrata) ed i continui rinvii della politica. Prima Matteo Renzi, che da sindaco e premier ha tentato di rivedere l’infrastruttura (sovradimensionata, a causa delle nuove tecnologie, rispetto a venti anni fa). Poi l’ulteriore frenata del governo «gialloverde».

Il pressing del Comune

«Da sindaco ho espresso più di un dubbio su quest’opera — dice il sindaco di Firenze Dario Nardella —. Ma arrivati a metà lavori non possiamo certo rimanere con questa voragine a poche centinaia di metri dal cuore della città». Mentre la Cgil evidenzia: «Il continuo blocco dei cantieri picchia duro — dice Marco Carletti della Fillea —.

Qui, oltre a un paese fermo, ci sono centinaia di posti di lavoro persi». Da 10 mesi, in questo maxi cantiere da 250 persone, non lavora più nessuno. E adesso? La patata bollente tocca di nuovo a Toninelli, che però non sa come tornare indietro.

E così il ministro, come per la Torino-Lione, sfodera un’altra «analisi costi benefici per valutare la soluzione migliore per la città». Un altro modo per decidere di non decidere? Dal ministero fanno sapere che la Tav fiorentina ha «un impatto ambientale enorme e con alternative interessanti, come il passaggio di superficie».

La stessa linea sulla quale, prima del salto al ministero della Giustizia, si era mosso il giovane avvocato Alfonso Bonafede, che difendendo decine di cittadini dai possibili danni degli scavi si costruì il trampolino per l’elezione alla Camera con il M5S. A Firenze sono stati demoliti palazzi, sono state sfrattate famiglie, e si è scavato per anni. Oltre alla voragine per la stazione Foster è stata scavata anche la primissima parte del tunnel ferroviario, che porta fino a meno 30 metri.

“Questi sono lavori infiniti e mai finiti, che hanno causato profonde ferite al territorio, come i tribunali hanno già sentenziato riguardo la Bologna-Firenze”, attacca Girolamo Dell’Olio, presidente di Idra, la onlus che dal ‘94 si batte contro i danni ambientali provocati dai lavori per l’Alta velocità.

Ora è tutto fermo: le imprese (Condotte e Nodavia) sono in profonda crisi, gli operai sono disoccupati, la più grande falda acquifera che alimenta Firenze è stata divisa in due con opere di alta ingegneria e la maxi talpa per lo scavo è in letargo da mesi. E la Tav di Firenze è solo una delle 600 grandi opere ferme al palo in Italia.