Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Scontro tra Governo e Autobrennero sulla concessione

Come si legge in una nota pubblicata da Edilizia e Territorio, è guerra tra Autostrada del Brennero SpA e Governo in merito alle “regole di chiusura” della vecchia concessione (scaduta il 30 aprile 2014), e cioè il calcolo del valore di subentro e degli utili realizzati nel periodo di prorogatio e che secondo il Governo vanno restituiti. In realtà, anche sui contenuti della nuova concessione ad affidamento diretto in house, a cui si lavora dal protocollo di intesa del 14 gennaio 2016.

Data per fatta varie volte con l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, ripresa in mano e ridata per fatta dall’attuale Danilo Toninelli nel novembre 2018, la nuova concessione e il suo piano di investimenti da 4,14 miliardi è pericolosamente in discussione.

Lo scorso 25 gennaio Autobrennero ha notificato – al CIPE, alla presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, all’Ars e al Nars – il ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento della delibera del CIPE del 28 novembre 2018 riguardante l’approvazione dello schema di accordo di cooperazione per l’affidamento della tratta autostradale A22 Brennero-Modena.

La parte della delibera del CIPE contestata è quella in cui prescrive che “il MIT deve assicurare che, ad esito della esatta quantificazione del valore di subentro, alla data della nuova stipula, al netto dei benefici registrati per il protrarsi della gestione della concessione oltre la scadenza del 30 aprile 2014, tale valore, ove a debito del concessionario, sia versato all’entrata del bilancio dello Stato in quanto spettante al concedente”.

Il subentro è la quota non ammortizzata degli investimenti effettuati, che normalmente il concessionario nuovo (subentrante) deve versare al vecchio. In questo caso l’85% dei soci saranno gli stessi, il versamento dovrebbe essere solo a beneficio del 15% di privati.

Ma il ragionamento del CIPE è questo: nei quattro anni e mezzo di gestione in prorogatio dopo la scadenza della concesssione (la gara Anas del 2011 fu annullata dal Consiglio di Stato nel 2014 dopo il ricorso della società), Autobrennero ha bloccato gli investimenti e ha continuato a fare utili, ora dovrebbe restituirli. Si stanno facendo i conti, ma si tratta di centinaia di milioni di euro. Sono soldi che dovrebbero andare allo Stato, al netto però del valore di subentro, che la nuova Autobrennero dovrà versare alla vecchia. Il subentro è al momento calcolato in 178 milioni, ma essendo “gli indebiti utili” molto superiori, alla fine Autobrennero dovrà versare una cifra superiore a 100 milioni.

“La previsione contenuta nella delibera CIPE – sottolinea Autostrada del Brennero – appare illegittima sotto ogni profilo. Innanzitutto, dove prevede che il valore di subentro possa essere a debito del concessionario uscente. È vero il contrario: il valore di subentro è un indennizzo che il concessionario subentrante riconosce al concessionario uscente per la realizzazione delle opere eseguite sulla base della convenzione approvata che, al momento della scadenza della concessione, non risultino ancora ammortizzate”.

“Indeterminata e infondata – secondo A22 – appare la previsione del CIPE anche in riferimento ai supposti ‘benefici’ conseguiti da Autostrada del Brennero in quanto concessionario uscente dalla data di scadenza della concessione. La gestione in prorogatio – chiesta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ad Autostrada del Brennero – impedisce che vi sia un’interruzione dell’erogazione del servizio pubblico autostradale, a tutela dei diritti degli utenti del servizio”.

“Infine – conclude A22 – la previsione del CIPE determina una situazione di incertezza finanziaria che ha ricadute anche sulla definizione dell’accordo di cooperazione per il nuovo affidamento della concessione”.

Già una volta lo Stato è uscito con le ossa rotte dal conflitto con il Trentino Alto Adige su Autobrennero, appunto sulla gara 2011 poi annullata dal Consiglio di Stato. E la società ha fra l’altro ancora in cassa 650 milioni di euro accantonati per legge dal 1996 per finanziare il nuovo tunnel ferroviario del Brennero, soldi che non verserà mai se non a contenzioso chiuso, sulla vecchia e la nuova concessione.

Nel frattempo, da anni, gli investimenti sulla A22 sono fermi: nel periodo 2006-2017 solo 516 milioni di euro rispetto agli 893 milioni residui del vecchio piano, e rispetto a un fabbisogno per manutenzioni straordinarie e terza corsia quantificato da anni in oltre tre miliardi di euro.