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Ponte Genova, per Vernazza «tempi impossibili sulla demolizione»

Riportiamo integralmente la notizia apparsa oggi su Edilizia e Territorio a firma di Alessandro Arona circa la decisione dell’impresa Vernazza Autogru di non firmare la negoziazione finale per la demolizione del ponte Morandi.

L’impresa genovese specialista nei sollevamenti è uscita dalla cordata dei “demolitori”. «Marzo e luglio, troppi fattori esterni»

L’impresa genovese Vernazza Autogru, scelta dal sindaco-Commissario Marco Bucci il 16 dicembre scorso per la demolizione del ponte Morandi (insieme a Omini, Fagioli, Ipe e Ireos), si è sfilata nei giorni scorsi dalla negoziazione finale, e non ha dunque firmato il 18 gennaio il “contratto unico” insieme alle altre imprese.

Il perché lo spiega il titolare dell’impresa Domenico Vernazza al Secolo XIX: «Abbiamo fatto e rifatto i calcoli, e secondo noi non c’erano le condizioni per rispettare i tempi che ci imponevano: per fare tutto quel lavoro ci vuole più tempo. Quindi, più per un fatto di immagine che economico, perché Genova è la nostra città, abbiamo deciso di non firmare».

Sono due in particolare le scadenze posta da Bucci nel contratto: entro il 31 marzo la demolizione del troncone ovest dovrà essere a uno stadio tale da consentire ai costruttori di iniziare i lavori del nuovo Ponte (termine: 12 mesi dalla consegna dei cantieri), e poi entro fine luglio il completamento della parte est, quella strallata.

Secondo Vernazza troppe circostanze esterne incidono sui tempi, specie la scadenza del 31 marzo: «In Valpolcevera c’è spesso un vento bestiale, e non si riesce a operare. E un paio di settimane di maltempo vanno messe in conto. Non solo: su tutto pende l’incognita della magistratura, che giustamente fa il suo lavoro ma potrà incidere sui tempi, soprattutto per la porzione orientale del ponte dove ci sono anche i condomini».

Certamente sulla scelta di Vernazza hanno pesato anche le penali automatiche poste dal contratto in caso di sforamento dei termini, che anche le altre imprese hanno ottenuto di abbassare un po’ rispetto alla bozza iniziale (restano comunque pari a un massimo del 10% sul valore contrattuale).