Una conferenza tenuta a Roma il 9 aprile, promossa da ISPI con la knowledge partnership di McKinsey & Company, mette in luce le opportunità italiane in ambito infrastrutturale
Lo scorso 9 aprile si è tenuta a Roma la conferenza “Geoeconomia degli investimenti infrastrutturali: opportunità per il sistema Italia”, promossa da ISPI con la knowledge partnership di McKinsey & Company. L’obiettivo dell’incontro è stato di proporre uno scambio di opinioni tra i protagonisti del settore infrastrutturale. Nel corso del dibattito, particolare attenzione è stata data al significato geopolitico, all’impatto economico e alle priorità per poter competere in modo efficace e dinamico a livello internazionale.
Essenziale ricordare come le principali potenze internazionali, e recentemente la Cina, hanno utilizzato le infrastrutture in chiave geopolitica. Il progetto di Pechino, denominato Belt and Road Initiative (BRI) o nuova Via della Seta, punta a rafforzare il collegamento tra l’Europa e la Cina e passerà per l’intera Asia centrale, includendo inoltre territori del Sud-est asiatico, del Medio Oriente e dell’Africa Orientale. Il progetto infrastrutturale cinese ha una duplice finalità: incrementare le opportunità commerciali per Pechino e legare a sé i paesi interessati dai progetti infrastrutturali e di investimento cinesi.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno sviluppato alcune iniziative per tentare di contrastare le ambizioni di Pechino, attraverso nuovi fondi destinati a progetti infrastrutturali nella regione Indo-Pacifica e nella realizzazione dei corridoi infrastrutturali europei TEN. In particolare su questo progetto, la Commissione europea prevede una crescita del PIL europeo dell’1,6% e la creazione di 797.000 nuovi posti di lavoro.
Molti investimenti infrastrutturali sono presenti inoltre nel portafoglio delle principali banche regionali di sviluppo, tra le quali la New Development Bank (la cosiddetta banca dei BRICS creata nel 2015) e dell’Asian Infrastructure Investment Bank (creata nel 2016 per volontà della Cina). L’investimento annuale in infrastrutture economiche è compreso, a livello mondiale, tra il 4% e l’8% del PIL, a seconda della metodologia di calcolo. Il G20 Global Infrastructure Outlook inoltre stima l’attuale gap infrastrutturale in 600 miliardi di dollari annui (quello italiano, il più alto in Europa, nel 2019 risulta di circa 11 miliardi di dollari).
In Italia una spinta significativa alla produttività nelle imprese del settore infrastrutturale potrebbe essere l’adozione di nuove tecnologie quali la raccolta e l’analisi dei dati, e l’intelligenza artificiale. Per questo, come riportato dall’articolo di McKinsey “How analytics can drive smarter engineering and construction decisions”, le società che operano nel settore dovranno sviluppare un nuovo modello di business. Per questo è necessario uno sforzo coordinato di tutti gli attori coinvolti per favorire un uso tempestivo e razionale delle risorse disponibili. L’Italia è un importante player geopolitico, ma il mercato nazionale non è sufficiente per consentire alle imprese del settore di crescere e mantenere un buon livello di competitività. Il bacino mediterraneo sicuramente, data anche la posizione geografica strategica dell’Italia, potrebbe essere essenziale per gli obiettivi strategici e industriali per portare alla luca una rinnovata centralità del tema infrastrutturale nel dibattito e nella definizione delle politiche pubbliche e delle iniziative private in ambito nazionale.