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Nel 2020 il prolungamento M1 a Monza. Pronti i dossier su Vimercate, Trezzano e Magenta

La rete metropolitana così com’è oggi non è più sufficiente. Per lo meno per rompere l’assedio di auto che ogni giorno si riversano a Milano e contribuiscono ad alimentare la cappa di smog sulla città. L’ordine è allora uscire dai confini comunali per intercettare i flussi di pendolari.

Beppe Sala ha posto la priorità del «fronte nord» per difendersi dalla calata d’auto dalla Brianza. Ma nel frattempo s’è studiato come «pescare» lontano i viaggiatori un po’ ovunque. La visione va allargata alla scala metropolitana, e si sposa con la riforma del biglietto dei mezzi e con Area B, la Ztl che mette al bando le vetture più inquinanti.

I dati dei primi varchi hanno di recente offerto l’assist, con l’allarme sulle auto in ingresso in città: un milione, e non 600mila come stimato finora.

I lavori per ridisegnare la Milano del 2030 sono già in corso. Qualcosa si vedrà a breve. L’anno prossimo arriverà il primo tassello sotterraneo alle porte di Monza: le due nuove stazioni della M1 che sposteranno il capolinea nord a Monza-Cinisello Bettola.

Dall’anno dopo s’inizierà invece a viaggiare sulla M4, una linea tutta nuova che taglierà la città da Est a Sud-Ovest: prima la mini tratta Linate-Forlanini Fs, nel 2022 fino in Dateo prima e San Babila poi, l’anno dopo a San Cristoforo.

Non siamo ancora ai cantieri, ma almeno alla fase dei finanziamenti per altre due opere strategiche. Gli undici km della M5 che dovranno incunearsi nel cuore di Monza hanno strappato a fine anno i 900 milioni di euro per passare dalla carta agli scavi.

La previsione è inaugurarli nel 2027. Per allora dovrebbero essere aperte anche le tre stazioni della «rossa» che collegheranno Baggio e il quartiere Olmi: dalle parti di piazza Scala c’è fiducia su una risposta positiva in estate dal Ministero dei Trasporti sulle risorse (210 milioni) per partire.

Allo studio dei tecnici c’è però anche un dossier che guarda addirittura al 2050, e contiene tutto un altro pacchetto di opere. Nessuna nuova linea, ma prolungamenti per spingere un po’ tutte le linee sempre più all’esterno.

L’accordo di fine anno con la Regione ha finanziato gli studi di fattibilità economica finanziaria: analisi di costi e benefici che saranno pronti dal mese prossimo e fondamentali per capire in questo ventaglio, quali cantieri partiranno davvero non appena si rintracceranno le risorse.

La M4 ancora non è pronta ma già si pensa a lanciarla in profondità a Sud-Ovest, a Buccinasco-Corsico-Trezzano sul Naviglio, e a Est, a Segrate e Pioltello. La M2 punta ad addentrarsi in un altro pezzo di Brianza, lungo l’asse che va a Vimercate.

E Monza potrebbe non essere l’unica futura destinazione della «lilla». A Nord si immagina di sdoppiare i binari a Bignami: da una parte il capoluogo brianzolo, dall’altra la virata per Cinisello, Bresso e Cusano Milanino. Ma soprattutto, sul fronte opposto, la M5 potrebbe correre a Ovest verso Settimo e Magenta per «decongestionare» l’asse dell’ex statale Padana superiore.

La M3 infine punta a Sud-Est, a Paullo, e a Nord, a Cormano e Paderno Dugnano. Per l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli la cura choc del ferro per l’hinterland (che riguarda anche diversi progetti di metrotranvie) è l’unica opzione: «Serve investire per infrastrutturare l’area metropolitana e offrire un trasporto pubblico di massa libero dal traffico ai pendolari, così da invertire la tendenza a scegliere l’auto privata per venire a Milano».