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Istat: deficit-PIL primo trimestre al 4,1%, lieve calo – Analisi

Nel primo trimestre del 2019 il rapporto tra deficit e PIL è stato pari al 4,1%. Lo rileva l’Istat, evidenziando come l’incidenza dell’indebitamento sia «scesa lievemente» rispetto allo stesso periodo del 2018.

L’Istat diffondendo il dato ricorda che il deficit mostra un andamento stagionale e che il confronto può essere fatto solo su base annua.

Nel primo trimestre dell’anno il deficit risulta infatti sempre più alto a confronto con gli altri trimestri. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Istat, che periodicamente aggiusta anche le vecchie stime, l’indebitamento era al 4,2% nel 2018, nel 2017 al 4,0%, nel 2016 al 5,2%.

Quanto al saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul PIL dell’1,3% (-0,9% nel primo trimestre del 2018).

In questo caso quindi si rileva un peggioramento. Anche il saldo corrente è stato negativo, con un’incidenza sul PIL dell’1,6% (-1,5% nel primo trimestre del 2018).

La pressione fiscale è risultata del 38,0%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È il dato più alto dal 2015.

L’Istat precisa ancora che anche in questo caso vale solo il confronto annuo, tra stessi trimestri. Nel primo la pressione fiscale, come sempre si osserva, mostra un livello più basso rispetto al resto dell’anno.

Sul peso del Fisco sui contribuenti italiani si esprime oggi anche la Corte dei Conti secondo cui «mettere mano al riassetto delle tasse e dei tributi può considerarsi una priorità» da portare avanti «non in un clima emergenziale, ma attraverso ponderate ed equilibrate strategie di lungo respiro».

Il procuratore generale della Corte dei Conti Alberto Avoli suggerisce strumenti come il dosaggio fra imposizione diretta e indiretta, la potatura del groviglio di deduzioni, il recupero del cuneo fiscale.

«Resta il problema delle coperture sul breve termine, in mancanza delle quali il corrispondente aumento del debito potrebbe avere ripercussioni gravi, tali da annullare o ridurre molto i benefici della rimodulazione delle aliquote. Nella gradualità degli interventi potrebbe forse trovarsi una giusta soluzione di equilibrio».

Tornando all’Istat, nei primi tre mesi del 2019 il potere d’acquisto delle famiglie rilevato dall’istituto è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,9%.

Un aumento che arriva dopo due cali consecutivi. Torna così a segnare un nuovo massimo dal 2012, ma resta ancora sotto il picco pre-crisi, toccato nel 2007 (-5,7%). L’Istat parla di un «marcato recupero» del reddito che, «grazie alla frenata dell’inflazione, si è trasferito direttamente in crescita del potere d’acquisto».

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