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Il racconto tra i turisti che fotografano i cumuli di rifiuti: “Mai vista una capitale così”

Lo stupore degli stranieri: “I topi per strada? Ci auguriamo proprio di non incontrarli” Le francesi deluse: “Speravamo che quello che avevamo letto sui nostri giornali fosse falso”

Denis Cornomorec si arrampica sul ballatoio che da viale Trinità dei Monti si affaccia sui tetti del centro storico.

Non ha sopportato il lungo inverno di Kiev per limitarsi a immortalare il Colosseo e il Circo Massimo. In vacanza a Roma, è a caccia di souvenir fotografici che ripaghino l’attesa.

“Questa è la prima uscita – racconta – voglio qualcosa in più di questa roba”. Il 36enne ucraino tira fuori il cellulare: foto di immondizia, marciapiedi luridi, gabbiani che pasteggiano tra gli scarti e neanche l’ombra di un netturbino.

Denis scuote la mano davanti al naso, a mimare la puzza. Nel suo telefonino ci sono i monumenti, non manca il selfie con i turisti arrostiti dal sole davanti all’ingresso dei musei Vaticani. Ma ci sono anche un paio di istantanee a sorpresa.

Tra una pizza margherita e la Bocca della Verità, scatti buoni per un post su Instagram, ecco due file di cassonetti zeppi di spazzatura. Nell’estate della grande crisi dei rifiuti, ricordi di maleodoranti passeggiate capitoline.

“Ho preso un albergo vicino alla stazione Termini pensando che fosse una zona pulita, comoda – racconta Denis, a Roma con la figlia, mentre mostra la foto sullo schermo del telefonino – ma questo è il nostro buongiorno.

Anche a Kiev abbiamo problemi con i rifiuti, tutte le grandi città li hanno. Ma non così. Non è una bella pubblicità per la città”. Al mattino, dopo la colazione, per evitare i miasmi è meglio infilarsi nella metro A.

La linea che salta ancora la fermata di Barberini. Difficile spiegare a chi non è avvezzo alle magagne della Città Eterna che le scale mobili della fermata sono fuori servizio dall’ormai lontano 23 marzo. Proprio come l’ascensore di piazza di Spagna. Fuori uso, lucchettato.
Non resta che scendere la scalinata di piazza di Spagna, contornata da cartacce e bottiglie di plastica vuote: il vero tour a ostacoli di Denis e della sua piccola è appena partito. L’obiettivo è raggiungere il Pantheon. E non sarà semplice. “Mi piace il profumo di Roma”, scherza Denis.
All’angolo tra via Frattina e via Mario de’ Fiori, scavalcato il muro di venditori ambulanti di bottiglie di acqua ghiacciata che si staglia all’altezza della Barcaccia, si imbatte in sacchi e sacchetti pieni di immondizia di ogni tipo. Un richiamo per piccioni.

E a sera, come spiega uno dei camerieri del bar accanto al cumulo di spazzatura, anche per topi. “Oddio, quelli non vogliamo proprio vederli “, prova a riderci su l’ucraino, turista in una giostra che ospita ogni anno più di 18 milioni di vacanzieri.

Lasciandosi alle spalle Montecitorio, Denis è arrivato a meta. Quasi, perché in piazza della Maddalena, accanto alla chiesa, si erge un altro totem di sacchetti. Piedi fasciati solo da sandali, passeggini, bambini e anziani.

C’è un discreto viavai sotto al cartello firmato da uno degli albergatori di questo salotto. Un messaggio disperato: “Questo angolo non è per i rifiuti. Si prega di non buttare immondizia ed altro. La città è di tutti”. Anche di chi continua a usare quell’angolo di Roma come una piccola discarica. “Male, male, sooo baaad… “, scuote la testa Denis stressando le vocali del suo buon inglese e accelerando il passo.
Hala e Kholoud Azoulay, francesi di terza generazione di Aix-en-Provence, guardano. E non passano. Si fermano a bere da una fontanella che a malapena gocciola e poi raggiungono Denis. L’ucraino ne approfitta per salutare e tornare a dedicarsi ai monumenti, mentre le due ragazze chiedono una traduzione delle poche righe affisse sul muro a mo’ di preghiera. Appena atterrate nella capitale, 22 e 27 anni, smettono di digitare sui loro smartphone e fotografano i bustoni abbandonati sui sampietrini roventi.

La più grande, Hala, ci pensa un attimo su. Poi ricollega: “La città è in emergenza per l’immondizia? Speravamo non fosse vero. Ma il governo italiano che fa? Nel tragitto dall’aeroporto all’hotel, in pullman, cercavamo qualche articolo su Roma e ce n’erano diversi su questa storia”. Quello di Le Monde rimasto nella cronologia del telefonino della 27enne titola così: ” Tous les déchets mènent à Rome”.
Tutti i rifiuti portano a Roma. Il gioco di parole è datato 8 marzo 2019, segnale che sottolinea una volta di più la ciclicità con cui la capitale finisce al tappeto. O quantomeno in ginocchio, sotto la spazzatura e davanti agli occhi di milioni di turisti di ogni nazionalità.