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Il Canale di Suez compie 150 anni e si scopre un po’ italiano

A Torino due giorni di studio sul ruolo di Cavour e dei lavoratori che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera

Il Canale di Suez è anche un po’ italiano. A “recuperare” la memoria storica del contributo dell’Italia alla progettazione e realizzazione di un’opera che ha in effetti cambiato il destino dei traffici mondiali, ci hanno pensato l’Università di Torino e l’Accademia delle Scienze del capoluogo piemontese con una due giorni di studi e dibattiti in occasione dei 150 anni del Canale.

Scelta non a caso, visto che fra i personaggi che più di altri, con la loro influenza e le loro decisioni politiche, hanno contribuito alla realizzazione del Canale ci sono Camillo Benso di Cavour e il suo ministro dei Lavori Pubblici Pietro Paleocapa.

All’origine dell’iniziativa il fatto che il conte di Cavour e Paleocapa, uno dei grandi esperti all’epoca nelle infrastrutture di trasporto, ebbero un ruolo decisivo sia nel permettere politicamente l’avvio dell’opera sia nella progettazione vera e propria oltre che nella realizzazione.

Tra le maestranze che realizzarono il Canale ebbero infatti un ruolo fondamentale cavatori, terrazzieri e scalpellini piemontesi, con la loro competenza artigianale internazionalmente nota. Capacità che, fra l’altro, vennero utilizzate anche nei decenni successivi per la realizzazione di altre grandi opere di portata globale, dalla Transiberiana alle grandi dighe di tutto il pianeta.

Quella di Cavour e Paleocapa, fra l’altro, è stata un’azione lungimirante visto che l’apertura del Canale ha inciso profondamente, lungo tutto il secolo e mezzo successivo, sulle trasformazioni del sistema dei trasporti italiano, sui commerci e anche sulla politica estera del paese.

Da tutto questo, appunto, è nata l’idea di “Italy and the Suez Canal”, il convegno che oggi e domani ragionerà su quanto fatto. Nella prima giornata, oggi 23 maggio, i lavori si svolgono nella cornice della Sala dei mappamondi dell’Accademia delle Scienze; domani nelle Sala Rossa del Campus Einaudi dell’Università.