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Ghella: con il «prezzo bloccato» sul subentro niente riavvio dei cantieri in crisi

Massimo Frontera di Edilizia e Territorio ha scritto oggi un articolo sul commento dell’imprenditore Giandomenico Ghella per la misura che doveva essere inserita nel decreto sblocca-cantieri di revoca dell’appalto al primo classificato e il riassegno al secondo in graduatoria.

«Con una regola così i cantieri non si sbloccano e non si sbloccheranno mai». Giandomenico Ghella, dell’omonima impresa di costruzioni generali molto proiettata sui mercati internazionali (nonché vicepresidente dell’Ance per i lavori all’estero), all’indomani della pubblicazione del decreto sblocca-cantieri se la prende con una misura che l’associazione dei costruttori aveva molto caldeggiato ma che nel testo non è entrata.

La norma incriminata del codice appalti è quella che prevede, in caso di revoca dell’appalto al primo classificato, lo scorrimento della graduatoria con l’offerta al secondo classificato di acquisire l’appalto, ma alle stesse condizioni economiche dell’ex-aggiudicatario. Se poi il secondo declina l’offerta si va passa al terzo e così via.

«Come dire: se la prima impresa fallisce riassegno l’appalto al secondo classificato alle stesse condizioni – attacca Ghella -. E questa sarebbe una norma sblocca-cantieri? Fa ridere. Come Ance avevamo proposto di cambiarla, questa regola, per adeguarsi a tutti gli standard internazionali.

Che poi significa applicare una semplice considerazione di buon senso: se uno acquisisce un lavoro con il 50% di ribasso e poi lascia il cantiere e gli viene risolto il contratto, il secondo in graduatoria non dovrebbe accettare l’opera alle condizioni dell’impresa, che magari è fallita, ma a quelle che aveva offerto lui in gara. Altrimenti non si sblocca niente».

Ci sono casi in cui la norma attuale non ha funzionato? «A Torino – risponde Ghella -l’appalto della linea 1 si è fermato. Il primo classificato (Seli in ati con altre imprese, ndr) è saltato. La stazione appaltante lo ha offerto a noi alle stesse condizioni del primo ma abbiamo rinunciato.

Il terzo in graduatoria ha accettato ma a causa di varie difficoltà, da imputare non solo alle imprese (come Cmc di Ravenna, ndr) ma anche al fatto di averlo acquisito sotto costo, il cantiere si è fermato. Un imprenditore – mi domando – dovrebbe essere vincolato alle condizioni offerte da un altro? Mi sembra assurdo».
Sull’appalto della metropolitana di Torino, peraltro, c’è da registrare l’ennesimo subentro, da Cmc a Sinergo Spa, con ripresa dei lavori, comunicati il 29 marzo scorso dalla committente Infra.To, dopo una lunghissima attesa.

«La nostra impresa – riprende Ghella – è presente in tanti mercati del mondo, quindi parlo per esperienza personale. Nella legislazione internazionale si privilegia l’interesse della collettività: nel momento in cui un lavoro si ferma per qualsiasi ragione, fosse anche per la crisi dell’impresa, si rescinde il contratto e si passa al secondo o al terzo, per avere l’opera completata nei tempi previsti. Nella legislazione italiana invece non si privilegia l’interesse della collettività ma l’interesse dei singoli. E questa norma assurda lo dimostra. Così i lavori restano lì, anche perché l’impresa magari è fallita, e i curatori fallimentari se ne impadroniscono. E nessuno tocca niente».