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Federbeton, investire in infrastrutture sostenibili nel Mezzogiorno per rilanciare il Paese

Photo credit: Federbeton.it

(come riportato da Al. Le. su Edilizia e Territorio)

Nel triennio 2016-2018 le imprese di cemento e calcestruzzo hanno investito oltre 90 milioni in tecnologie a favore dell’ambiente

Investire nelle infrastrutture sostenibili del Mezzogiorno significa investire in una nuova stagione di crescita per l’intero Paese. Le imprese aderenti a Federbeton promuovono e rilanciano questa sfida, continuando a investire in innovazione anche al Sud, nonostante la congiuntura economica confermi ancora una volta la necessità di un’azione di rilancio.

Nel triennio 2016-2018 sono stati investiti oltre 90 milioni in tecnologie a favore dell’ambiente. Considerando l’andamento degli investimenti (crescita media del 13% annuo) congiuntamente all’impegno nel miglioramento dell’impronta ambientale e alla partecipazione attiva e virtuosa alle misure ambientali dell’Unione Europea, Federbeton proietta sul futuro un investimento di circa mezzo miliardo di euro da parte delle imprese della filiera, nell’orizzonte 2020-2030.

Nel solco della propria tradizione e nonostante la contrazione del mercato, le aziende hanno quindi continuato a guardare al futuro, mantenendo salde le basi sulle quali fondare la propria attività – legalità, qualità, sostenibilità – e mostrandosi pronte ad affrontare le nuove sfide, contribuendo allo sviluppo socio-economico del Paese.

«Infrastrutture sostenibili per un nuovo Meridione» è il titolo del convegno che si è svolto giovedì 24 ottobre al Saie di Bari dove Federbeton ha illustrato la propria proposta “green” per passare dalla retorica alla progettualità e realizzare i ponti, le strade, le ferrovie e gli aeroporti necessari allo sviluppo del Sud. Una proposta fondata innanzitutto sul contributo di materiali sostenibili, prodotti da competenze e maestranze impegnate nel tessuto produttivo del Sud Italia.

Il Rapporto di Filiera Federbeton – le cifre (dati 2018)
• +3% e +4%: fatturato e valore aggiunto della filiera rispettivamente, sul 2017;
• +2,9%: previsione di crescita al 2019 del fatturato di filiera rispetto al 2018;
• oltre 90 milioni di euro: investimenti a favore dell’ambiente nel triennio 2016-2018;
• 17: le aziende produttrici di cemento in Italia. Nel 2016, prima del processo di concentrazione che ha investito il settore, erano 24;
• 56 impianti (cementerie e impianti di macinazione) sul territorio nazionale: 39% a Nord, 16% al Centro, 45% al Sud;
• 19,3 milioni di tonnellate: produzione di cemento in Italia (in linea con il 2016-2017);
• Produzione in crescita al Nord (+3,1%), in diminuzione al Centro (-5,9%) e al Sud (-2,4%);
• 82,8%: percentuale di prodotto sfuso sul totale della produzione, a conferma dell’evoluzione della filiera complessiva delle costruzioni verso un approccio di qualità, rispetto al cemento in sacco;
• +1,5%: incremento del consumo nazionale di cemento registrato nel 2018, grazie al buon andamento dei permessi di costruzione. Impatto negativo ha, invece, avuto il comparto delle infrastrutture (investimenti fissi lordi in calo del 4% rispetto al 2017);
• + 1%: aumento nella produzione di calcestruzzo preconfezionato, seppur con una limitata differenziazione in termini di prodotti può far supporre una mancata qualificazione della domanda di calcestruzzo.
• Se si considerano la conformazione geografica e le condizioni climatiche dell’Italia, particolarmente variegate entrambe, ci si aspetterebbe una produzione più distribuita nelle diverse classi di esposizione che individuano le condizioni ambientali nelle quali si troverà l’opera. Poiché il settore propone prodotti molto differenziati e specializzati per i diversi utilizzi e le diverse esigenze prestazionali, con calcestruzzi praticamente su misura, si può pensare che la causa di tale configurazione della produzione sia dovuta ad una domanda poco specializzata, orientata verso prodotti che non sono realmente in linea con le esigenze.