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Fattura e scontrini elettronici, dal primo luglio si fa sul serio

Fatturazione elettronica, primo bilancio “positivo”: 854 milioni di documenti in cinque mesi. Segnali di maturità, l’analisi del Politecnico di Milano.

Finisce la moratoria delle sanzioni per chi manda in ritardo la fattura elettronica. E scatta il primo obbligo di scontrino elettronico per i commercianti. Molti dubbi tra le aziende, ma i dati del Politecnico di Milano rilevano un quadro in miglioramento: le aziende cominciano a trarre vantaggi dal nuovo modo di fatturare. Il primo bilancio è positivo, 854 milioni di documenti.

Sarà un luglio particolarmente rovente per partite Iva e commercianti. Per le prime scattano tutti gli effetti dell’obbligo di fare fattura elettronica in formato elettronico (con i software o i servizi idonei).

Da oggi finisce infatti la moratoria delle sanzioni per chi manda in ritardo la fattura. Al tempo stesso, si riduce a dieci giorni (dodici, secondo il decreto Crescita ora in via di conversione in Parlamento) il termine massimo entro cui bisogna inviarla (dalla data dell’operazione). La moratoria continua fino al 30 settembre solo per i contribuenti che liquidano l’Iva con cadenza mensile.

Lo scontrino elettronico – Per i commercianti invece il primo luglio segna l’alba dell’obbligo allo scontrino elettronico (per ora solo per quelli che fatturano più di 400mila euro all’anno). È insomma il primo addio al vecchio scontrino cartaceo.

I commercianti dovranno comprare speciali registratori di cassa (telematici) in grado di inviare al Fisco gli scontrini (per chi lo fa sono previsti incentivi fiscali come credito d’imposta pari al 50 per cento del valore dell’acquisto).

L’obbligo scatta per tutti gli altri dal primo gennaio (eccetto coloro che non hanno l’obbligo di certificazione dei pagamenti, come tabaccai e edicole). È una situazione in divenire, dove lo stesso legislatore sembra ancora stare prendendo le misure alla rivoluzione in corso – come dimostra l’aggiustamento dei tempi previsto nel Decreto Crescita.

E in questi stessi giorni tra gli addetti ai lavori si vocifera di una possibile proroga – a opera del Mef – all’obbligo scontrini elettronici, perché non ci sarebbero abbastanza registratori di cassa telematici in vendita per soddisfare il picco delle richieste.

Le sanzioni e la data di emissione – Una cosa certa è che adesso si comincia a fare sul serio, con la fatturazione elettronica, perché scattano sanzioni consistenti per chi invia in ritardo: tra il 90 e il 180 per cento dell’Iva relativa all’imponibile.

“Il dubbio che sta assillando molte aziende e commercialisti, in questa fase, è come calcolare questi termini temporali.

La normativa è ambigua”, dice Salvatore De Benedictis, commercialista esperto di questi temi. “Nessuna questione nei casi in cui si fa fattura lo stesso giorno in cui si viene pagati. In questo caso, si hanno poi quei 10 giorni di tempo (12 con il Crescita, ndr) per inviare la fattura al Fisco e la data della fattura – ai fini della liquidazione dell’Iva – coincide con quella in cui si è pagati”, spiega.

“I dubbi sorgono negli altri casi, in cui il professionista aspetta i famosi 30 (e più) giorni per essere pagato, dopo la fattura. Non è chiaro, dalle norme, se ai fini della liquidazione Iva fa fede la data che si scrive nella fattura o quella d’invio (qualora queste due non coincidano). Così come non è chiaro come si calcoli il termine dei dieci (12, ndr) giorni dato che il pagamento è di là da venire”.

Su questi e altri dettagli è intervenuta l’Agenzia delle Entrate con una circolare poche settimane fa, con chiarimenti, che però molti addetti non considerano esaustivi.

Già la necessità di inviare una circolare di chiarimento è un indizio dei tanti dubbi che assillano gli utenti, proprio a pochi giorni dalla “tagliola” del primo luglio.

Potrebbe essere solo una fase temporanea di assestamento, però, perché “tutto gli indicatori che registriamo sono positivi, le fatture scartate sono sempre meno, quindi le aziende stanno imparando a gestire la novità elettronica; non è più un evento traumatico.

Le cose stanno funzionando”, dice Claudio Rorato, che si occupa di fatturazione elettronica per gli osservatori del Politecnico di Milano (https://blog.osservatori.net/it_it/fatturazione-elettronica-obbligatoria).

“I nostri dati ci dicono che rispetto a sei mesi fa, quando avevamo fatto il precedente sondaggio, le aziende trovano meno faticosa la fattura elettronica. Il 60% delle PMI vi trova persino vantaggi: ci riferisce che il ciclo passivo è diventato più veloce ed efficiente.

Il 10% delle partite iva che ancora non sono tenute all’obbligo dell’elettronico hanno deciso di abbracciarlo lo stesso, spontaneamente”, continua Rorato. “Certi alcuni di questi vi sono stati obbligati dai propri clienti. Ma altri si sono resi conto che è più comodo ed efficiente fare fattura in questo modo”.

Non si può ancora dire che la rivoluzione si sia compiuta. “Ci sono aspetti da migliorare; alcuni settori hanno difficoltà con l’attuale formato di fattura elettronica perché erano abituati a una maggiore granularità di informazioni inseribili: è il caso dell’automotive, del tessile, del largo consumo”.

“Tutto sommato però – dice Rorato – il caso della fattura elettronica ci sta dicendo che anche in Italia si sta formando una cultura digitale di base. Una speranza per risalire nella classifica dell’innovazione in Europa, che ci vede al 24esimo posto, secondo l’indice Desi della Commissione europea”.