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End of Waste, Ance: caos normativo e decreti attuativi lontani, l’Ambiente intervenga

Photo credit: Atecap.it

Allarme dei costruttori: un passo indietro la norme del Dl sblocca-cantieri. Il caso Lombardia: la regione “congela” il riesame di 100 autorizzazioni nel bresciano

Pubblichiamo un articolo apparso su Edilizia e Territorio a firma di Massimo Frontera sui ritardi nella applicazione delle norme ambientali per il recupero dei materiali da costruzione.

L’End of Waste e il “pacchetto” europeo sull’economia circolare resteranno obiettivi irraggiungibili senza una nuova stagione normativa in grado di superare l’attuale situazione di incertezza, i ritardi nell’attuazione delle norme e soprattutto la «superficialità normativa» finora dimostrata dal legislatore nazionale.

L’ennesima denuncia sulle difficoltà operative delle imprese nell’ambito delle normative ambientali è arrivata dai costruttori edili dell’Ance, ascoltati alla Camera nell’ambito del ciclo di audizioni volute dalla commissione Ambiente di Montecitorio.

A esprimere il disagio delle imprese è stato il vicepresidente dell’Ance per i temi dell’Edilizia e del territorio, Filippo Delle Piane. A fronte di un ambizioso quadro normativo europeo, definito da documenti programmatici, linee guida, protocolli e direttive, l’operatività in Italia è ancora fortemente incerta. Il sintomo più allarmante arriva dalla Lombardia, dove la provincia di Brescia ha comunicato nel febbraio scorso l’intenzione di riesaminare circa 100 autorizzazioni rilasciate in materia di gestione dei materiali End of Waste, di cui 70, ha ricordato l’Ance, «riguardano impianti che operano per il settore delle costruzioni».

La conseguenza è chiara. C’è il rischio che da un giorno all’altro si blocchi un ciclo di riutilizzo dei materiali da parte delle imprese, con le immaginabili conseguenze sul piano operativo ed economico. Per fortuna questa situazione di rischio si è almeno in parte ridimensionata grazie all’intervento della regione Lombardia che con una circolare diffusa negli ultimi giorni di settembre ha “congelato” di fatto il riesame annunciato dall’amministrazione locale.

Questo però non impedisce a qualsiasi altra amministrazione provinciale in Italia di prendere la stessa iniziativa di Brescia (e non è detto che la rispettiva regione corra ai ripari come ha fatto la Lombardia). Questo senza considerare che il caso riguarda solo le autorizzazioni in essere. Mentre l’iter sulle nuove autorizzazioni non viene neppure avviato.

Il Dl Sblocca-cantieri
Questa situazione – come è stato spiegato ai parlamentari della Camera dalla delegazione dell’Ance – si deve a un “combinato disposto” paradossale. Il primo elemento riguarda le norme sui rifiuti introdotte dal Dl sblocca-cantieri, che contiene un richiamo al decreto Ambiente 5 febbraio 1998 che, di fatto, riporta la lancetta dell’orologio indietro di vent’anni per quanto riguarda la gestione dei rifiuti.

La sentenza del Consiglio di Stato del 2018
Un altro elemento di difficoltà ha la sua origine nella giurisprudenza. In particolare, l’Ance ha segnalato la sentenza del Consiglio di Stato n.1229/2018 con la quale il giudice amministrativo ha chiarito, tra le altre cose, «che nessuna norma attribuisce alle Regioni potestà legislativa in materia di EoW che, pertanto, rimane attratta nella competenza esclusiva dello Stato, ai sensi dell’art. 117 Cost.”» e che «peraltro, in assenza di un provvedimento di armonizzazione di livello statale, deferendo alle Regioni la potestà decisionale sui criteri di EoW non verrebbe garantito in modo uniforme sul territorio nazionale lo stesso livello di tutela per l’ambiente e la salute umana». Riportando al legislatore nazionale la piena competenza in materia di rifiuti, Palazzo Spada, di fatto, riporta l’attenzione sulla necessità e l’urgenza di attuare l’architettura normativa europea, largamente disattesa.

I decreti attuativi “missing”
L’impianto dell’End of Waste, entrato nell’ordinamento italiano da dieci anni (considerando le modifiche sul sottoprodotto e l’EoW introdotte nel 2008 al Dlgs 152/2006) poggiava su una serie di decreti attuativi dedicati ad altrettanti aspetti specifici del settore industriale e delle costruzioni. «Finora – questo il bilancio dell’Ance – ad oggi abbiamo solo tre tipologie di rifiuti industriali per i quali sono stati adottati i decreti attuativi». Di questi, uno solo riguarda il settore delle costruzioni ed è in particolare dedicato al riutilizzo del fresato d’asfalto. Anche se questo provvedimento tecnico non risolve tutti i problemi (anzi ne pone di nuovo per quanto riguarda alcuni aspetti dello stoccaggio dei campioni utilizzati) è almeno un passo avanti. Ma è appunto l’unico per quanto riguarda il settore delle costruzioni.

Il decreto-fantasma sui rifiuti da demolizione
Delle circa 16 bozze di decreto attuativo che sono da anni in fase di stesura, ce n’è uno di importanza centrale per l’edilizia. Si tratta del decreto sul riutilizzo degli scarti della demolizione edilizia (peraltro strettamente funzionale alla rigenerazione urbana e alle esigenze di contenimento del consumo di suolo). «I contenuti che si leggono nelle bozze di questo decreto – rileva l’Ance – presentano numerose criticità, in quanto si rischia, anche in questo caso, di introdurre norme e procedure “insostenibili” e quindi controproducenti. A ciò si aggiunga che si tratta di un testo su cui si discute da oltre due anni e ancora non è giunto alla sua stesura definitiva». Per questi motivi l’Ance non può che rinnovare l’appello già rivolto al ministro dell’Ambiente Sergio Costa nel luglio scorso da altre associazioni, per definire al più presto testo chiaro e soprattutto con nuovi contenuti.

La direttiva Ue e le decisioni «caso per caso»
Peraltro l’Ance ricorda che la nuova recente direttiva europea in materia di rifiuti (851/2018/UE) «chiarisce e declina le condizioni in funzione delle quali un rifiuto cessa di essere tale e, cosa che rileva ancora di più, riconosce la possibilità di adottare decisioni “caso per caso” in assenza di specifiche normative a livello europeo e nazionale. Tutto ciò al fine di assicurare un uso, il più efficace ed efficiente, possibile delle risorse, garantendo la transizione ad una economia sempre più circolare». E qui c’è appunto l’aspetto più paradossale: mentre l’Europa apre alle soluzioni «caso per caso» (che in Italia è stato di fatto attuato da Regioni e province, che, riconosce l’Ance «hanno consentito al nostro Paese di competere, a livello europeo, con gli altri Stati Membri nel difficile e complesso processo di transizione») il legislatore nazionale resta ancorato a un quadro normativo rigido, fortemente strutturato e allo stesso tempo inattuato.

Ance a Costa: serve intervento rapido
«Le risposte fornite dal legislatore – conclude l’Ance – sono state inadeguate nei contenuti e nei tempi, rispetto alle esigenze del mondo imprenditoriale, che ha necessità di poter disporre di regole chiare, certe e stabili nel tempo, in grado di rappresentare un punto di riferimento nel cui ambito poter operare». «È evidente – afferma Delle Piane – che in assenza di un intervento normativo, nel breve periodo, si rischia il blocco totale delle operazioni di recupero e a cascata si potrebbe ipotizzare anche quello dei settori collegati, compreso quello dell’edilizia già duramente provato». I costruttori chiedono pertanto al titolare dell’Ambiente e al legislatoreun rinnovato impegno sul tema: «È necessario un intervento urgente del ministero dell’Ambiente e del Parlamento, al fine di evitare la paralisi delle attività di recupero e scongiurare il fallimento del processo di transizione verso l’economia circolare».