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Editoria, “Dopoguerra. Gli italiani fra speranze e disillusioni (1945-1947)”

Edito da Il Mulino, il nuovo saggio di Mario Avagliano e Marco Palmieri è un ritratto politico e sociale della vita degli italiani nel passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Sono gli anni della nascita dell’Anas, dalle ceneri dell’AASS, del GRA, della prima Ferrari e della Vespa: sono gli anni della ricostruzione

Certi nomi – nel caso specifico certi cognomi, in verità – sembrano fatti per diventare un marchio, un logo, una sigla: brevi, facili a ricordarsi, immediati, non presentano difficoltà nella grafia e si prestano agevolmente a giochi di parole accattivanti, che ne rendono semplice la memorizzazione e l’identificazione; e così che di cognome faccia Gra l’ingegner Eugenio, che condivide la professione con altri due fratelli (in tutto sono sette), Enrico e l’ultimogenito Giulio, sembra davvero una favorevole coincidenza.

È suo il progetto, invero lungimirante, concepito fra il 1946 e il 1947, di una circonvallazione intorno a Roma, il cui primo tratto, dalla Portuense all’Appia, sarà inaugurato nel 1951 dopo tre anni di lavori, un anello, lontano dal cuore della città, sessantotto chilometri di circonferenza allo stato attuale (che però non riescono a contenere tutta la metropoli, sempre più in espansione) ma all’epoca in pieno Agro Romano, capace di unire fra di loro tutte le strade consolari, che, si sa, per definizione portano verso la città dei Cesari. Un grande raccordo anulare, per l’appunto, il GRA, l’autostrada A90, senza pedaggio, che viene percorsa ogni anno da milioni di veicoli.

Passa anche per le strade dell’Anas, nata nel 1946 sulle ceneri dell’AASS, l’azienda sorta in epoca fascista, il sogno degli italiani, tra speranze e disillusioni, come recita il sottotitolo, narrato nel volume di Mario Avagliano e Marco Palmieri, Dopoguerra – Gli italiani fra speranze e disillusioni (1945-1947), per Il Mulino.

Del resto la guerra è finita, il 25 aprile del 1945 si celebra l’ultimo atto della Liberazione, il nazifascismo è sconfitto, il paese è distrutto, l’Italia si avvierà, bramosa di rinascita, verso l’abbandono della monarchia, la repubblica, il voto alle donne, l’assemblea costituente, i primi governi a trazione democristiana, che fecero sì che il paese, vinto, rientrasse nell’alveo dell’occidente abbondantemente sostenuto dagli USA, che con l’URSS si spartirono il mondo, al di qua e al di là della cortina di ferro.

E prima ancora che nel 1957 la Fiat 500 motorizzi l’Italia e che nascano le autostrade, come quella del Sole, che una giovanissima Stefania Sandrelli, doppiata per l’occasione da Adriana Asti, percorre con la sua decappottabile (è al cinema la bella di Lodi, da Arbasino, industrialotta agraria che non disdegna le virili attenzioni d’un rude meccanico) sospinta dall’ebbrezza che dà il dio denaro, sono la Vespa e la Lambretta a far sognare una nazione volenterosa che vuole tornare alla vita.

In quattordici capitoli, attraverso pure un ampio e dotto apparato di note, il libro, che si legge agevolmente come fosse un romanzo, si focalizza sugli anni fra il 1945 e il 1947, quelli del ritorno alla vita, del nuovo ruolo delle donne, del mercato nero, degli sciuscià resi immortali da De Sica, della tammurriata nera, del banditismo, delle rivolte nelle carceri, dell’arduo reintegro dei reduci, dell’amnistia Togliatti, della resistenza tradita, della nascita del Movimento sociale italiano, dell’esodo giuliano-dalmata (a Roma viene costruito un intero quartiere per questi profughi, tra la Montagnola e la Laurentina), della rivalità tra Coppi e Bartali e di molto altro ancora.

Come il racconto del pomeriggio del 12 marzo del 1947, quando alla periferia di Maranello, in provincia di Modena, Enzo Ferrari lancia a tutta velocità sul rettilineo verso Formigine la prima automobile Ferrari, denominata 125 Sport, a 12 cilindri e 1.500 di cilindrata.

A guidarla in gara sarà il mitico Tazio Nuvolari. Ma non sono solo auto e moto. Il 16 settembre 1946, si legge nel libro di Avagliano e Palmieri, viene fondata l’Alii, Aero linee italiane internazionali, che più avanti, il 10 dicembre 1947, sarà ribattezzata Alitalia, grazie a un impiegato di un ufficio postale di Roma incaricato di ritirare la corrispondenza della neonata compagnia, il quale propone come sigla per i telegrammi l’abbreviazione del nome originale.

Non molto tempo dopo l’atto costitutivo, il 5 maggio 1947, decolla il primo volo di linea, sulla tratta Torino-Roma-Catania, con un trimotore Fiat G.12 denominato Alcione.