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Dal taglio dell’Ires alle fonti rinnovabili, Governo al lavoro sulla «crescita»

Un primo passo importante per il destino del nuovo decreto legge sulla crescita economica è previsto per le ore 18 di oggi, martedì 26 marzo.

Per quell’ora è stata convocata nella sala verde di Palazzo Chigi la riunione preparatoria del prossimo Consiglio dei ministri che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe portare all’approvazione del nuovo piano di sviluppo.

Un piano che, soprattutto nelle intenzioni del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dovrebbe rappresentare la vera manovra-bis.

L’obiettivo è quello di mettere in campo fin da subito misure pro-crescita per sostenere la definizione del Def attualmente schiacciato tra rallentamento congiunturale e maxi-clausole Iva da disinnescare.

Sul tavolo della riunione di ieri le oltre 60 norme ipotizzate dai due ministeri coinvolti in prima persona, ovvero quello dello Sviluppo economico e quello dell’Economia.

Un primo rapido passaggio sulle «misure urgenti per la crescita economica» c’è già stato la scorsa settimana prima che il Governo approvasse, salvo intese, il cosiddetto decreto “sblocca cantieri” per sostenere gli investimenti pubblici.

Dal taglio dell’Ires al sostegno alla produttività
Al momento lo schema di decreto legge si suddivide in 8 capitoli e 61 norme o meglio ancora ipotesi di norme. Oltre alle misure fiscali, ci sono il rilancio degli investimenti privati, la finanza per la crescita, la pianificazione degli investimenti, la tutela del made in Italy (si veda Il Sole 24 Ore del 26 marzo), l’energia e la promozione del sistema produttivo.

Quello che uscirà dal preconsiglio per approdare al Cdm di venerdì 29 marzo, in attesa del rientro a Roma dal viaggio in Cina del ministro Tria, sarà un testo sicuramente più snello e incentrato soprattutto sulle misure fiscali di sostegno alla riduzione del cuneo, alla riduzione del prelievo sulle attività produttive e al sostegno degli investimenti in beni strumentali.

Come anticipato da Il Sole 24 Ore il Governo punta a un taglio progressivo dell’aliquota Ires per tutte le imprese, archiviando sul nascere la cosiddetta mini-Ires. Si parte subito con una riduzione dal 24 al 22,5% per poi arrivare nel 2022 ad un’aliquota del 20%.

Nel menù ci sono anche il ritorno del super-ammortamento per i beni strumentali, l’aumento della deducibilità dell’Imu sui capannoni e il bonus per le aggregazioni di imprese.

Finanziamenti alternativi al credito
Tra le misure allo studio anche il sostegno alle medie imprese nella ricerca di canali alternativi al credito bancario. Lo schema di norma prevede, infatti, la creazione di una sezione speciale del fondo di garanzia dedicata ai soggetti che emettono obbligazioni.

In sostanza sarà il Fondo a fornire le giuste garanzie su portafogli di obbligazioni, emesse dalle imprese fino a 499 dipendenti a fronte della realizzazione di programmi qualificati di sviluppo aziendale, nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione di tipo tradizionale, sintetico o anche senza segmentazione del portafoglio.

Per l’ammissibilità alla garanzia, sempre secondo lo schema di norma messa a punto dal Mise, l’importo delle obbligazioni emesse da ciascuna impresa deve essere compreso tra 2,5 e 7,5 milioni di euro. la nuova sezione del Fondo di garanzia partirebbe con una dote, a valere sul Fondo per la crescita sostenibile, di 70 milioni di euro.