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Connected car, con Internet una maggiore sicurezza stradale

In Italia è connesso il 29% dei veicoli in circolazione. Timori per possibili violazioni della privacy o hackeraggio

La Connected car rivoluziona il concetto stesso di automobile. Non si tratta soltanto di veicoli collegati a Internet che, molto semplicemente, raccolgono e trasmettono dati interagendo con altri mezzi, l’infrastruttura e quant’altro.

E’ molto di più. Entro il 2020 saranno 40 milioni le vetture connesse. In Italia, il 29% degli automobilisti già guida un’auto connected.

La ragguardevole quantità di dati (Big Data) a disposizione, grazie anche a quel mega ecosistema che è l’Internet of Things (IOT), determina una molteplicità di opportunità. Con il supporto del machine learning e dell’intelligenza artificiale è possibile, d’altronde, potenziare le interazioni con gli utenti e l’attività di data analysis.  Le reti neurali (denominate così in quanto imitano il processo dei neuroni) aprono prospettive illimitate.

Il miglioramento delle performance degli algoritmi ottimizza, complessivamente, la qualità dei servizi erogati. Si pensi, ad esempio ma non solo, alle applicazioni che può trovare nel settore della logistica in termini di approvvigionamento, pianificazione e trasporto delle merci. A beneficiarne è l’intera supply chain.

L’inarrestabile offerta di servizi innovativi rivoluziona uno stereotipato modo di intendere la distribuzione, commercializzazione e consegna dei beni prodotti. Realtà fisica e realtà virtuale interagiscono in un mondo globalizzato e digitalizzato, pure se persistono timori su possibili accessi abusivi ai dati, violazioni della privacy o hackeraggio del veicolo.

L’attenzione, attualmente, è rivolta alla connessione 5G (acronimo di Fifth Generation: indica le tecnologie e gli standard di quinta generazione che permettono prestazioni superiori a quelle della tecnologia 4G). La sua adozione permetterà di scambiare comunicazioni beneficiando di una latenza pari a pochi millisecondi.

La velocità di trasmissione dei dati eviterà cadute di connessione durante il passaggio da una cella all’altra. Sarà, praticamente, istantanea. Si provi a immaginare uno scenario che veda “auto-sensori” che comunicano ininterrottamente tra di loro (V2V – Vehicle to Vehicle), con l’infrastruttura (V2I – Vehicle to Infrastructure), con gli Enti e Società che gestiscono le strade e autostrade, con le Forze dell’Ordine.

Le informazioni potrebbero viaggiare in maniera iper-veloce tra i singoli mezzi, avvisare dei possibili rischi, segnalare incidenti in corso e altro, attivare prontamente i soccorsi in caso di emergenze e adottare (in real time) i provvedimenti conseguenziali per limitare turbative e rallentamenti alla viabilità. Si archivierebbero notizie di dettaglio sullo “stato di salute” dell’infrastruttura.

Questo consentirebbe, aspetto non secondario, di programmare interventi di ordinaria o straordinaria manutenzione. Con immaginabili e auspicabili economie di scala.