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Bianchi di ANCE sui costi dei materiali: “Insostenibile per le imprese lo scarto tra rilevamenti statistici e valori di mercato”

(come riportato da Massimo Frontera su Edilizia e Territorio)

Per le imprese che operano nel mercato pubblico si apre ufficialmente un nuovo fronte problematico nel rapporto con la committenza. È infatti venuto al pettine il nodo dei prezzi dei materiali. Il sistema che prevede il monitoraggio dei prezzi e l’eventuale adeguamento in caso di oscillazioni “anomale” dei principali materiali – in base alle rilevazioni condotte principalmente da provveditorati e Camere di commercio, e in misura minore dall’Istat – è nato per mantenere il più possibile neutro, per le imprese, il costo delle forniture rispetto al costo totale.

Peccato però che nelle ultime rilevazioni – relative alle variazioni nell’anno 2017 – i numeri usciti dalle elaborazioni statistiche siano molto diversi dalla realtà, secondo quanto risulta ai costruttori dell’Ance. I casi limite riguardano l’acciaio e il bitume, tra i più frequentemente utilizzati nelle infrastrutture. Nell’ultimo aggiornamento prezzi del Mit, contenuto nel Dm 27 marzo 2018, il tondino di ferro ha visto nel 2018 un aumento del 14,94% rispetto all’anno prima; la rete elettrosaldata è aumentata del 13,3%, le travi laminate in acciaio sono cresciute del 15,4%, l’acciaio “armonico” è cresciuto del 19,15% e, infine, il bitume ha visto un aumento del 10,57%. Secondo l’Ance, le cose non stanno così. Nel 2018, il tondino è aumentato del 28,3% rispetto all’anno prima, stando ai listini del Meps International Ltd. Ma soprattutto l’incremento è seguito all’eccezionale impennata del 43,4% nel 2017, valore quest’ultimo lontanissimo da quello rilevato dal Mit. Il prezzo delle travi è cresciuto del 17,4% nel 2018, dopo essere cresciuto del 14% nel 2017 (sul 2016).

Il 2017, osserva l’Ance, è l’anno in cui il prezzo dell’acciaio ha registrato un picco di aumenti, che il Metal Bulletin di Londra ha indicato in +58,5%, cui è seguito nel 2018 un ulteriore aumento del 30% circa. Di questi scostamenti il Dm – che segue una specifica procedura di calcolo per determinare l’indice dei prezzi – non tiene alcun conto. Peraltro, l’Ance chiede di capire come mai, nel 2017, cioè proprio nell’anno del boom dei prezzi dell’acciaio, non sia pervenuta la rilevazione delle camere di commercio di Brescia e Milano.

Quanto al bitume, il Siteb (Associazione delle imprese stradali associate all’Ance), segnala incrementi del 22,2% nel 2017 e del 16,4% nel 2018.

Il caso dei prezzi dei materiali è “esploso” nell’ultima riunione dell’apposita commissione del Mit per il rilevamento dei costi dei materiali da costruzione. La riunione si è svolta il 17 aprile, ma il verbale è stato reso disponibile solo pochi giorni fa. Dalle carte emerge che i rappresentanti del Mit hanno sostanzialmente confermato la bontà dei dati e la correttezza della metodologia utilizzata, sia in riferimento al passato sia alla futura attività della commissione. Da qui il malessere delle imprese, che si vedono non riconoscere costi aggiuntivi legati alla realizzazione dell’opera. «Si tratta di un fatto non accettabile – si legge in un documento interno dell’Ance firmato dal vicepresidente alle opere pubbliche Edoardo Bianchi – che sta generando per le imprese un maggiore onere pari a circa il 4%-5% del costo dei lavori».

Più informalmente l’Ance stima che lo scostamento dei prezzi riferito solo all’anno 2017 sia pari a 500 milioni di euro di incrementi non riconosciuti complessivamente alle imprese che operano negli appalti pubblici. Ma soprattutto – in mancanza di una revisione della metodologia nella raccolta e nella elaborazioni dei dati – aumenterà il divario tra la statistica e l’economia reale. «Di sicuro – spiega Bianchi – occorre individuare un paniere che sia realmente rappresentativo dei valori di mercato». Quanto al passato, recuperare i costi dei materiali, appare impervio per le imprese, proprio a causa del meccanismo “blindato” per il monitoraggio dei prezzi (affidato a procedure ministeriali piuttosto che a decisioni politiche). Da qui la decisione di studiare un percorso legale per superare il rifiuto opposto dalle stazioni appaltanti agli adeguamenti dei prezzi dei materiali che le imprese stanno chiedendo, a fronte di specifiche riserve.

«In questi casi – riferisce sempre il vicepresidente dell’Ance – l’associazione sta decidendo quale tipo di azione legale sia più efficace e rapida per ottenere le compensazioni. Al momento, sul tavolo ci sono vari opzioni, di cui stiamo verificando i presupposti e studiando la giurisprudenza: si va dalla class action all’azione risarcitoria in sede civile fino all’azione legale da incardinare in via amministrativa presso il Tar».