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Atlantia, la resa dei conti. Castellucci si è dimesso

(Come riportato da Sara Bennewitz su La Repubblica)

L’AD del gruppo che controlla anche Autostrade spinto a lasciare dopo gli sviluppi dell’inchiesta sulla tragedia di Genova. Il titolo crolla in Borsa del 7,8%. Persi 1,4 miliardi di capitalizzazione

Giovanni Castellucci ha lasciato il timone di Atlantia, affidando la decisione e la scelta del suo successore alla maggioranza del consiglio di amministrazione straordinario che si terrà oggi a Roma.

La decisione delicatissima sarebbe maturata, anche dopo un serrato confronto nel weekend, a conclusione del Cda di ieri di Edizione, la holding attraverso cui i Benetton controllano il 30,25% del colosso delle infrastrutture.

A quanto si apprende da fonti vicine ai Benetton, Edizione che di Atlantia esprime direttamente oltre all’AD anche il presidente Fabio Cerchiai, avrebbe deciso di affidare la guida del colosso delle infrastrutture ad interim a uno o più manager del gruppo delle autostrade e degli aeroporti.

Non solo gli esponenti della famiglia Benetton, ma anche altri amministratori indipendenti della società, sembrano convinti che alla luce delle recenti evoluzioni politiche e giudiziarie, serva un segnale di discontinuità che comporta il sacrificio della testa del manager che negli ultimi 14 anni ha fatto grande Atlantia in Italia e all’estero.

E così ieri, il Cda di Atlantia si è riunito per decidere a chi affidare le deleghe operative, anche se l’orientamento prevalente pare quello di aumentare i poteri del presidente Fabio Cerchiai, e a cascata di alcune seconde linee del gruppo.

In attesa di capire come le istituzioni accoglieranno il passo indietro di Castellucci, per gli investitori che controllano due terzi della società questa è una brutta notizia, tanto più che nell’arco di qualche giorno hanno perso i due principali riferimenti in azienda: ovvero l’AD e il Direttore finanziario.

A riprova di quanto il passo indietro di Castellucci arrivi sul mercato come un fulmine a ciel sereno, solo qualche giorno fa l’AD aveva scelto e nominato come Cfo Tiziano Ceccarani, per sostituire il dimissionario Giancarlo Guenzi, a capo della finanza del gruppo dal 2007.

Per questo motivo ieri, le voci di un possibile passo indietro di Castellucci hanno fatto perdere al titolo in Borsa 1,4 miliardi di capitalizzazione, facendo precipitare l’azione a 20 euro, tre in più dei minimi storici toccati la scorsa estate dopo il crollo del ponte di Genova.

«Non c’è prezzo per l’incertezza non si può più investire su Atlantia — commenta un fondo estero — la società ha già anticipato mezzo miliardo per i danni del ponte Morandi, ma ancora nessuno sa come sarà rivista la Concessione, né chi ci sarà a negoziarla e a portare avanti tutte le altre iniziative in Italia e all’Estero».

Il Cda di Atlantia — dopo aver assegnato ad interim le deleghe di Castellucci — dovrebbe anche dare mandato a un cacciatore di teste per cercare, verosimilmente all’esterno, un nuovo manager capace di risollevare le sorti del gruppo.

Una selezione che dovrà essere fatta in tempi brevissimi — ovvero prima dell’assemblea per l’approvazione del bilancio della primavera 2020 — e mentre Cerchiai e alcuni uomini della squadra di Castellucci saranno chiamati a trovare una quadratura del cerchio con le istituzioni in Italia e all’estero.

Bisogna negoziare i termini della revisione della concessione, quelli del salvataggio di Alitalia, ma c’è anche da decidere cosa fare della partecipazione in Eurotunnel in vista della Brexit; nonché sulla controllata Abertis che il prossimo anno dovrà gareggiare per il rinnovo di gran parte delle sue concessioni in Spagna.

La famiglia Benetton, che da mesi era divisa sul da farsi, si sarebbe ricompattata dopo quanto emerso dalle ultime indagini. Atlantia rappresenta tre quinti del patrimonio della dinasty veneta, pertanto il futuro di Edizione è legato a doppio filo a quello del gruppo delle infrastrutture.

Lo scorso anno i Benetton hanno dovuto affrontare oltre alla tragedia di Genova anche le scomparse di Carlo e Gilberto Benetton che insieme ai fratelli Giuliana e Luciano avevano costruito un impero partendo dai maglioncini.

E pare proprio che i due Benetton della prima generazione siano stati i più determinanti nella scelta di sacrificare Castellucci, per tornare a dialogare con le istituzioni.