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A che punto è la rete 5G in Italia

Photo credit: David McNew / AFP

(come riportato da Alessio Nisi su AGI)

Banda larga, ultralarga e di quinta generazione: le occasioni di sviluppo per le aziende italiane illustrate da chi Internet ad alta velocità lo porta nelle ‘zone grigie’

La sfida della banda ultralarga per le imprese, “la più importante per il Paese”, il piano Aree Grigie allo studio del governo, il 5G come lo standard “che farà da volano” per “molti servizi, soprattutto business, che potranno essere erogati, a patto però che ci sia la fibra”.

Di questo si è parlato a Telco per l’Italia – 360Summit, convegno organizzato da CorCom (Digital360), dedicato alla banda ultralarga, al 5G e alle possibilità di sviluppo per le imprese. In particolare la discussione si è concentrata sulle cosiddette Aree Grigie, quelle economicamente strategiche, dove ha sede la maggior parte delle imprese e dei distretti industriali.

Ad aprire i lavori il ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, da pochi giorni anche presidente del COBUL (Comitato Banda Ultralarga). “Il 19 dicembre – ha annunciato – affronteremo in una riunione il tema delle infrastrutture del nostro Paese e le potenzialità che nuove tecnologie come il 5G possono portare”. Sempre a proposito delle nuove tecnologie, Pisano ha ricordato come sia prima di tutto necessario “studiare il modello di business”, in termini di “nuovi servizi, di chi li utilizza e chi saranno i nuovi consumatori”.

Nel corso dell’appuntamento è stato anche presentato il rapporto di Ericsson sulle potenzialità del 5G sull’industria italiana, con numeri sui ricavi potenziali per gli operatori delle TLC e di 10 settori industriali, identificati come quelli a maggior potenziale.
A fare il punto sul piano Aree Grigie e dei voucher (misure a sostegno della domanda,  iniziative per l’attivazione di servizi di connessione ad almeno 100 Mbps in download) Salvatore Lombardo, Direttore Generale di Infratel, società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) che si occupa dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo.

Il nuovo ordine mondiale creato dalla guerra del 5G

“Nel 2025 – ha ricordato Lombardo – la Commissione Europea ha posto un nuovo obiettivo: quello della Gigabit society, che deve garantire a tutte le imprese ad alta intensità tecnologica servizi ad un Gigabit, a tutte gli uffici pubblici e alle scuole. Inoltre si deve avere una copertura 5G per le principali città e strade di comunicazione”.

Per Lombardo “occorre realizzare reti cosiddette VHCN, capaci di evolvere da 100 Megabit a 1 Gigabit, reti che verranno sviluppate nelle principali città e aree di impresa. Il piano aree bianche è ‘in compliance’ con gli obiettivi del 2025 (piano che “coinvolge 6600 località, 30 mila sedi di PA e 14 milioni di abitanti”).

Lombardo ha sottolineato che quello da “fare è il piano Aree Grigie, necessario anch’esso per raggiungere gli obiettivi della Gigabit society. Ma occorre un intervento di stimolo alla domanda”.

Le conseguenze geopolitiche del 5G 

Per Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform “sulle Aree Grigie è fondamentale l’intervento pubblico ma bisogna passare dall’annuncio a fare le cose. C’è bisogno di dare segnale concreto”. Sui voucher “sono un buono strumento ma devo essere di almeno 100 Megabit”. Il 5G? “Sarà un bel boost per il mercato”.

Dunque il 5G come volano di sviluppo. Per Andrea Rangone, CEO di Digital360, “dal 5G può venire un nuovo importante sviluppo per la digitalizzazione del Paese perché sono molti gli ambiti di business in cui le reti 5G potrebbero dare un contributo significativo: dalle smart city alle auto connesse, dalla realtà aumentata e virtuale all’Industria 4.0, dall’Intelligenza Artificiale alla Blockchain, dai Big Data al Cloud, dall’E-Health ai trasporti.

Un importante contributo alla crescita del PIL, pari a circa l’1%, potrebbe arrivare proprio dai servizi basati sulle nuove reti, come fibra e 5G. Ma perché questo si realizzi il settore Telco deve essere messo nelle condizioni di investire e sperimentare, anche grazie a partnership con altre imprese, università e pubbliche amministrazioni”.

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