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Toninelli: “Il Terzo Valico deve andare avanti”

I binari devono arrivare dentro il porto di Genova.

Il ministro ha annunciato il risultato della valutazione costi benefici, il recesso costerebbe 1,2 miliardi, questo è “uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica, ma che abbiamo affrontato senza pregiudizi”

Il cantiere del terzo valico 

“Se vogliamo rimediare almeno in parte ai danni del passato, rendendo il Terzo Valico una infrastruttura utile dal punto di vista logistico e adatta a migliorare anche il servizio regionale sulla tratta parallela, bisogna innanzitutto che esso sia davvero ben collegato con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto”.

Ad affermarlo è il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, che annuncia i risultati della valutazione costi-benefici spiegando che “il terzo valico non può che andare avanti”.

Da mesi l’opera era di fatto congelata in attesa della valutazione costi benefici, tra le polemiche e le contestazioni di istituzioni e associazioni di categoria, solo pochi giorni fa anche il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, che aveva celebrato messa nel cantiere del terzo valico, aveva affermato che non farlo “sarebbe un suicidio”.

“Sapete  _ sottolinea ora il ministro – quanto Genova conti nei pensieri e negli sforzi  – una seria, rigorosa e finalmente obiettiva analisi costi-benefici non è un vezzo o un escamotage per prendere tempo, ma l’unico metodo attendibile per dare trasparenza e supportare scientificamente le decisioni pubbliche in materia di investimenti, così da utilizzare al meglio i soldi dei cittadini.

Il danaro non può essere sprecato, va usato bene e il volano infrastrutture è fondamentale per far ripartire l’economia. Ebbene, oggi l’analisi costi benefici, che insieme alla connessa analisi giuridica verrà a breve pubblicata integralmente, ci dice questo: il costo dell’opera a finire, attualizzato a 30 anni, supererebbe i benefici per una cifra di 1 miliardo e 576 milioni. Dentro questo miliardo e mezzo ci sono varie voci, per esempio i minori ricavi dei concessionari autostradali oppure 905 milioni di euro di accise sulla benzina che non verrebbero incassate dallo Stato per via del cambio modale da strada a ferrovia”.

Poi, dice ancora il ministro “c’è il versante giuridico, e l’analisi svolta fa una previsione sui costi di abbandono dell’opera. Al miliardo e mezzo già speso, per lavori già eseguiti, che non è contemplato nell’analisi giuridica, ma che a quel punto sarebbe speso per nulla, va aggiunto almeno un decimo del valore residuo del contratto: parliamo quindi di 463 milioni da risarcire al contraente generale che sta costruendo l’infrastruttura, ossia Cociv. Abbiamo detto almeno un decimo, perchè si tratta di una stima prudenziale.

“Se vogliamo rimediare almeno in parte ai danni del passato, rendendo il Terzo Valico una infrastruttura utile dal punto di vista logistico e adatta a migliorare anche il servizio regionale sulla tratta parallela, bisogna innanzitutto che esso sia davvero ben collegato con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto”.

Ad affermarlo è il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, che annuncia i risultati della valutazione costi-benefici spiegando che “il terzo valico non può che andare avanti”.

Da mesi l’opera era di fatto congelata in attesa della valutazione costi benefici, tra le polemiche e le contestazioni di istituzioni e associazioni di categoria, solo pochi giorni fa anche il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, che aveva celebrato messa nel cantiere del terzo valico, aveva affermato che non farlo “sarebbe un suicidio”.

“Sapete  _ sottolinea ora il ministro – quanto Genova conti nei pensieri e negli sforzi  – una seria, rigorosa e finalmente obiettiva analisi costi-benefici non è un vezzo o un escamotage per prendere tempo, ma l’unico metodo attendibile per dare trasparenza e supportare scientificamente le decisioni pubbliche in materia di investimenti, così da utilizzare al meglio i soldi dei cittadini. Il danaro non può essere sprecato, va usato bene e il volano infrastrutture è fondamentale per far ripartire l’economia.

Ebbene, oggi l’analisi costi benefici, che insieme alla connessa analisi giuridica verrà a breve pubblicata integralmente, ci dice questo: il costo dell’opera a finire, attualizzato a 30 anni, supererebbe i benefici per una cifra di 1 miliardo e 576 milioni.

Dentro questo miliardo e mezzo ci sono varie voci, per esempio i minori ricavi dei concessionari autostradali oppure 905 milioni di euro di accise sulla benzina che non verrebbero incassate dallo Stato per via del cambio modale da strada a ferrovia”.

Poi, dice ancora il ministro “c’è il versante giuridico, e l’analisi svolta fa una previsione sui costi di abbandono dell’opera. Al miliardo e mezzo già speso, per lavori già eseguiti, che non è contemplato nell’analisi giuridica, ma che a quel punto sarebbe speso per nulla, va aggiunto almeno un decimo del valore residuo del contratto: parliamo quindi di 463 milioni da risarcire al contraente generale che sta costruendo l’infrastruttura, ossia Cociv. Abbiamo detto almeno un decimo, perchè si tratta di una stima prudenziale.

Poi ci sono i lavori che il contraente generale affida a terzi, visto che realizza l’opera in proprio soltanto per il 40%: qui i costi, i danni e i mancati utili da pagare potrebbero attestarsi su una somma superiore a un decimo e ricadrebbero su rete ferroviaria italiana, quindi in definitiva sullo Stato. Dunque, stiamo parlando almeno di un altro mezzo miliardo. Rimanendo prudenti, siamo già di fronte a 1 miliardo di costi stimati derivanti da un eventuale recesso contrattuale unilaterale, a cui si sommano circa 200 milioni per il ripristino dei luoghi.

Quindi, – sottolinea Toninelli – il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici. Di conseguenza il Terzo Valico non può che andare avanti. Ma farlo andare avanti non significa condurlo a termine così com’è, bensì rendere l’opera efficiente rispetto agli scopi.

Se vogliamo rimediare almeno in parte ai danni del passato, rendendo il Terzo Valico una infrastruttura utile dal punto di vista logistico e adatta a migliorare anche il servizio regionale sulla tratta parallela, bisogna innanzitutto che esso sia davvero ben collegato con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto. Sapete quanto Genova conti nei pensieri e negli sforzi del Governo. Allora facciamo in modo che il Terzo Valico sia veramente utile alla città”.

l ministro ha anche difeso lo strumento dell’analisi costi-benefici rispondendo indirettamente alle critiche di chi contestava le dilazioni e il tempo perso. Il terzo valico e “un’opera complessa e molto onerosa _ ha precisato Toninelli _ interamente pagata con soldi pubblici, sulla quale il Movimento 5 Stelle ha posto sin dal suo avvio forti dubbi.

Dalla nascita, negli anni 90, tante vicissitudini hanno riguardato il progetto: dalla sua bocciatura, per ben due volte, da parte del Ministero dell’Ambiente, sino agli scandali giudiziari che hanno portato al commissariamento di Cociv. Insomma, siamo di fronte a uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica, ma che abbiamo affrontato senza pregiudizi. Ecco a cosa serve una seria, rigorosa e finalmente obiettiva analisi costi-benefici”.

La replica arriva dalla parlamentare ligure del Pd Raffaella Paita.  “La cosa grave _ dice _ è che Toninelli ha perso 6 mesi per dimostrare una cosa già dimostrata nei fatti. E cioè che il valico è fondamentale e deve andare avanti esattamente come è stato progettato. Quanto alla realizzazione del retro porto di Alessandria non servono discorsi a vuoto ma risorse per realizzare bonifica bellica e ambientale.

E lo sblocco delle opere collaterali. Non ho visto traccia di queste risorse nella manovra del governo. E oggi anziché chiedere scusa per avere perso 6 mesi, Toninelli continua a raccontare bugie”.

“Sarà certamente colpa mia, ma faccio fatica a comprendere le dichiarazioni del ministro Toninelli. Credo che stasera volesse comunicare che i lavori del Terzo Valico andranno avanti. Ma non perché è un’opera utile, visto che la definisce un frutto avvelenato del passato, ma perché fermarla costerebbe troppo – interviene il governatore della Liguria Giovanni Toti -. Questo la dice lunga sull’impostazione culturale del ministro che in realtà le infrastrutture dovrebbe costruirle. Però pazienza, è comunque una buona notizia.

Forse non ci sarebbero voluti mesi di studi per capire ciò che era chiaro, ma pazienza anche su questo. Mi auguro invece che tutto il corredo di banalità come “la necessità di interporti oltre l’Appennino”, “che i binari del treno arrivino fino a destinazione in porto”, che “oltre al Terzo Valico servono anche altre opere” (tutte citazioni di Toninelli), non siano altri pretesti per dilatare i tempi.

Il Terzo Valico non è un frutto avvelenato: è una delle poche, troppo poche opere, in cantiere nel nostro paese. L’unica preoccupazione di un Ministro delle Infrastrutture dovrebbe essere di accelerarlo, di stanziare i fondi per ultimare tutti i lotti dell’opera e magari…pensare ad altre infrastrutture come questa. Quindi mi aspetto di vedere i fondi del quinto lotto, di vedere in Finanziaria i soldi necessari al sesto lotto e magari anche le cifre aggiuntive per tutti i lavori in più che il ministro annuncia”.