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Stop al Governo Gentiloni bloccati i Dm attuativi: autostrade, investimenti

L’attività ordinaria del Governo Gentiloni per il disbrigo degli affari correnti da oggi avrà termine e per un periodo superiore a quanto si poteva supporre. L’attività politico-legislativa in senso più alto è ovviamente ferma da gennaio, senza decreti legge o atti programmatori a lungo termine, ma i decreti attuativi e delibere Cipe, non si sono mai fermati.

Il Ministro delle Infrastrutture Delrio dopo le elezioni, in due sedute del Comitato interministeriale, ha firmato importanti decreti attuativi, tra i quali i due sui fondi progettazione, il decreto compensi ai Commissari e direzione lavori (Codice), e il decreto metropolitane da 191 milioni. Molte altre partite sono in corso a livello di ministeri o comunque a livello amministrativo, e quasi sicuramente si bloccheranno con l’arrivo dell’esecutivo del Presidente che probabilmente non avrà la fiducia del Parlamento e servirà solo a portare l’Italia alle elezioni. Nessun ministro senza mandato politico potrebbe portare avanti provvedimenti impostati dal suo predecessore.

È a rischio il Fondo Investimenti nella legge di Bilancio 2017, bloccata dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Serviva tempo, per verificare i decreti attuativi 2017 ancora validi e quelli sui quali rifare l’iter con l’intesa delle Regioni. Forse potrà essere fatta la prima cosa, sicuramente non la seconda perché i ministri non ci sono più. Si ferma anche il Dpcm 2018 da 36 miliardi di euro, anch’esso ancora in definizione.

Non diventa operativo il bando già messo on line dal Mit per assegnare almeno tre miliardi ai Comuni per nuovi progetti sulle metropolitane, così come non arrivano gli attesi miliardi a Rfi e all’Anas per mettere in gara altri bandi nel corso del 2018. Anche il pacchetto autostradale proroghe-investimenti (8,5 miliardi di euro tra Aspi e Gavio), approvato dalla Commissione UE ma che diventerà operativo solo dopo gli atti aggiuntivi. Vista la delicatezza politica delle proroghe autostradali, difficile che a farlo sia un governo “neutrale”. Inoltre anche l’approvazione definitiva del Contratto di programma Rfi da 13,2 miliardi, approvato dal Cipe difficile che vada in porto senza Commissioni parlamentari ordinarie e senza un decreto con la fiducia: se si vota a fine luglio si riparlerà del piano Rfi solo con il nuovo Governo, non prima di settembre. Tutta la partita viene quindi rinviata a dopo l’estate.

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