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Quanto costerebbe non fare la TAV Torino-Lione?

A questi costi diretti vanno aggiunti, conclude Foietta, “i costi indiretti, in termini di perdita di credibilità dell’Italia, e di diventare l’anello mancante di un progetto europeo che va dal Portogallo all’Ucraina” che, a detta del commissario, “sono incalcolabili”.

I due miliardi sono insomma costituiti da “voci” con diverso grado di certezza: per metà rimborsi che l’Italia potrebbe dover dare a Francia e Ue per il mancato completamento di un’opera, e per metà scarsa finanziamenti già stanziati che andrebbero restituiti senza poterli spendere altrimenti.

In questo secondo caso, però, non si tratterebbe di nuove spese, ma di somme che sono state assegnate all’Italia per un fine e dovranno essere ridate. Infine, ci sono altri costi connessi alla chiusura dei cantieri e ai possibili procedimenti legali intentati dalle imprese già coinvolte.

Non risultano “penali” in senso stretto per l’Italia nel caso in cui decida di uscire dal progetto TAV. Roma dovrebbe però restituire un finanziamento europeo di oltre 800 milioni di euro, che non potrebbe usare per altri scopi. In questo caso però non spenderebbe nemmeno i fondi italiani necessari, insieme a quelli europei, per il completamento dell’opera.

Il problema maggiore dunque è quello dei possibili risarcimenti che Francia e Unione europea potrebbero chiedere all’Italia se questa uscisse unilateralmente dalla TAV: un miliardo abbondante di euro, che questi due attori hanno già speso per le opere preliminari (senza contare i 350 milioni spesi dall’Italia, “inutilmente” a quel punto).

Foto di GIUSEPPE CACACE / AFP