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Nuovo Governo: le contraddizioni sulle grandi infrastrutture ferroviarie

Le infrastrutture esprimono le contraddizioni più gravi del Contratto di governo fra Lega. Le grandi opere ferroviarie come la TAV Torino-Lione e il terzo valico Genova-Milano che dovrebbero garantire alle merci prodotte nel Nord Italia di raggiungere più velocemente e con servizi logistici intermodali più efficienti i mercati europei e, tramite il collegamento al sistema portuale ligure, quelli provenienti dai mercati asiatici.

Il compromesso in atto raggiunto fra le due forze politiche, lo si può considerare un danno perchè è stata concordata la volontà di una revisione radicale del progetto. Le gradi opere infrastrutturali ferroviarie hanno richiesto almeno 15 anni per progettazione, finanziamento, accordi bilaterali, intese nell’Unione europea, revisione dei progetti per abbassare i costi, interconnettere le nuove opere alla rete, e anche far partecipare le piccole e medie imprese agli appalti: questi cantieri hanno bisogno di una forte volontà per andare avanti e qualunque ripensamento rallenta i lavori e addirittura rischia di bloccarli.

E con questa incertezza punta chi vuole cancellare l’opera. C’è bisogno di un programma forte che punti sulle priorità fondamentali in modo chiaro e determinato.

Su questo capitolo infrastrutture, molto pericoloso la Lega pagherà un prezzo molto alto al Movimento Cinque Stelle che, d’altra parte, fa del “no alle grandi opere” la propria bandiera.

Molte aziende produttive più dinamiche sono desiderose di crescere di più, di competere sui mercati internazionali, di liberarsi della inerte burocrazia delle PA a freno del sistema economico.

Le infrastrutture, le grandi opere, i lavori pubblici grandi e piccoli, i tempi autorizzativi lunghissimi per avviare o ampliare una attività, per non parlare del nuovo codice appalti, sono temi che la Lega e il centrodestra hanno rimproverando agli ultimi governi di non aver saputo rilanciare quegli investimenti pubblici produttivi che sono assolutamente necessari per aumentare il PIL e per fare crescere la nostra produttività e competitività. Una critica “costruttiva” a fare di più, molto di più, a fare più velocemente, a portare a compimento quel programma avviato 17 anni fa e mai compiuto fino in fondo.

In questo disegno infrastrutturale si riconosce a pieno il Nord produttivo se il disegno ricomprende i grandi assi di collegamento con l’Europa. Non può essere certo considerato sufficiente, invece, un piano infrastrutturale riferito soltanto alle piste ciclabili e alle piccole opere regionali o urbane, come vorrebbero i Cinque stelle. La Lega non può ignorare le divergenze ideologiche che rischiano di rendere davvero inconciliabili i programmi sul tema infrastrutture.