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Il marciapiede “elettrico” promette di rivoluzionare la nostra vita a costo e impatto zero

«Siamo circondati da marciapiedi». Si apre con questa scritta il sito di Platio, un sistema di pavimentazione modulare non convenzionale, ideato nel 2015 da un gruppo di giovani ungheresi, dotato di funzioni tecnologiche informatiche.

Nell’era in cui il cellulare è in grado di fare anche il caffè, possibile che non si riesca a sfruttare le strade in qualche altro modo oltre che per camminarci?

E così hanno iniziato a installare pannelli solari in mezza Europa, al posto di blocchi d’asfalto e sampietrini. Immagazzinando energia durante il giorno, nelle ore di luce, l’ingegnoso rivestimento può essere usato non solo per illuminare lampioni, semafori e palazzi circostanti ma addirittura per ricaricare il nostro cellulare perennemente scarico, grazie a delle prese Usb in cui inserire il cavo del carica-batterie, posizionate nel pavimento e nelle panchine a scivolo in legno colorato che lo cingono.

All’inizio può sembrare di passeggiare in una grande padella antiaderente, ma i vantaggi per la lotta all’inquinamento ambientale potrebbero essere in effetti clamorosi. Estendendolo un domani da pedane e passerelle a piazze, ponti e viali (magari attraversati, a loro volta, da auto elettriche) sarebbe possibile teoricamente alimentare gratuitamente un’intera cittadina.

I pannelli sono in plastica riciclata e hanno una copertura in vetro antiscivolo realizzata con uno speciale polimero impermeabile trasparente. Smontabili e rimontabili all’uopo, si puliscono normalmente con l’acqua e non sono male neanche a livello estetico.

Per ora sono stati montati solo all’aperto, in piccoli tratti pedonali delle aree urbane. Non perché non siano in grado di reggere il peso e le manovre dei veicoli più ingombranti: potendo sopportare un carico di 10 tonnellate, solo i grandi autoarticolati potrebbero spezzarli.

E comunque, anche in caso di rottura, il tipo di materiale adoperato – pur spaccandosi – non si sbriciolerà in mille pezzi, consentendo quindi di continuare a camminarci sopra senza affanno.

Il vero problema è l’investimento iniziale, non certo da poco: non a caso il costo al metro quadro è l’unica voce non riportata nel dettagliatissimo sito dell’azienda, dove si fa presente che l’esborso varia secondo la quantità ordinata, l’ampiezza del progetto e le spese di imballaggio e spedizione.

Il furbo che sta già pensando di staccare e portarsi a casa qualche pezzo nelle ore notturne, sappia che le lastre sono ancorate al suolo con dei fermi e che, per sollevarle, è necessario uno strumento apposito da utilizzare in una maniera ben precisa, che conoscono e hanno in dotazione solo gli operai della ditta.

Quando la tecnologia sarà ulteriormente sviluppata, chissà che i «marciapiedi solari» – oltre a combattere smog e cambiamenti climatici – non risolvano, resistenti come sono, pure l’annoso problema delle buche stradali.