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Grandi opere: chi vuole un futuro competitivo per l’Italia non può cancellarle

Abbiamo potuto leggere con molta attenzione il Documento di programmazione economico finanziaria che è stato approvato nella scorsa settimana dal Governo.

Premesso che si tratta di un programma che dovrà essere tradotto nella Legge di bilancio, dopo avere effettuato i passaggi e gli approfondimenti necessari, qualche commento è, senza voler effettuare dissertazioni di economia globale, tuttavia necessario, limitando questa prima analisi alla parte relativa agli interventi riguardanti il mondo dei trasporti, per titoli, e con la consapevolezza che un testo con questa ampiezza di temi trattati potrebbe subire integrazioni.

Alcune preoccupazioni sussistono. L’affermazione di riesaminare “attraverso un’attenta analisi sul rapporto costi benefici le grandi opere” è una di queste. La Gronda di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo valico, il collegamento Brescia-Padova e la Torino-Lione impattano pesantemente sul futuro del Paese.

È nostro parere che se non si completeranno le necessarie connessioni, anche in relazione all’attenta lettura di quanto potrà avvenire nei prossimi anni (la Via della Seta è un esempio), si correrà un rischio mortale.

Non attribuire l’adeguata importanza a un’evoluzione che potrebbe essere più negativa che positiva sia per l’economia italiana sia, forse, anche per quella continentale è un errore. E se sicuramente positive appaiono le intenzioni di ridurre i morti sulle strade e incrementare la sicurezza, promuovendo una mobilità sostenibile, forse sarebbe opportuno riflettere sul fatto che prima di puntare a Smart road oppure di stanziare risorse per piani sulle piste ciclabili, occorrerebbe dedicarsi ai collegamenti portuali e al potenziamento delle interconnessioni ferroviarie. Dando la priorità allo sportello unico doganale, al preclearing, alle operazioni di sdoganamento anche nei punti interni.

Altrettanto fondamentale nel trasporto stradale è il trasferimento delle risorse (positiva la riconferma degli stanziamenti) assicurandosi che ciò avvenga non in contraddizione con il principio più volte enunciato della sostenibilità.

Tradotto: le risorse debbono essere innanzitutto stanziate, magari potenziate, ma nel ripartirle occorrerà essere in sintonia con gli orientamenti enunciati, compatibili con la sicurezza, il rispetto delle regole e dell’ambiente. Questo certamente sarà favorito dal rilancio della Consulta.

Le evoluzioni in atto impongono tuttavia tempi stretti. La tragedia di Genova mette in crisi uno dei polmoni logistici chiave dell’economia del Paese. Occorre, dunque conoscenza e rapidità negli interventi per cercare di “ridurre” il biennio che si ritiene necessario per la completa ripresa dell’area ligure il più possibile. Di tutto questo (e di altro ancora) si parlerà al Forum di Confcommercio-Conftrasporto di Villa d’Este l’8 e il 9 ottobre.