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Gli atti relativi alle indagini del Ministero sul crollo del Ponte Morandi

Si ritiene più verosimile che la causa prima” del crollo del ponte Morandi a Genova “non debba ricercarsi tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali”.

Lo scrive la Commissione ispettiva del MIT (ministero delle infrastrutture e dei trasporti) nella relazione sul crollo del ponte Morandi. “Necessità di indagini su stralli nota a Aspi da anni” La stessa commissione scrive anche che “le indagini dirette” sullo stato di corrosione del calcestruzzo sul viadotto Polcevera di Genova “erano indispensabili da anni e tale esigenza era nota (e non poteva non esserlo) ad Aspi”.

Per gli ispettori MIT: “la situazione di cattiva iniezione degli stralli era accertata con prove indirette, senza procedere a una esaustiva indagine diretta, come necessario”. Nel progetto esecutivo di intervento di Autostrade sulla manutenzione del ponte Morandi sono contenuti valori di degrado “del tutto inaccettabili, cui doveva seguire, ai sensi delle norme tecniche vigenti, un provvedimento di messa in sicurezza improcrastinabile”.

“Dalle informazioni a disposizione di questa Commissione non fu invece assunto alcun provvedimento con tali caratteristiche”, si aggiunge. Inoltre, conclude la Commissione, “tale informazione di evidente enorme importanza non era secondo quanto riferito dal personale dirigenziale Aspi udito a loro conoscenza, sebbene interessati a vario titolo alla gestione del tronco, alle valutazioni di sicurezza, alle manutenzioni ed elaborazione ed approvazione dei relativi progetti”.

Ispettori: “Servivano interventi su pila crollata” Dopo aver accertato la corrosione che nel 1993 aveva reso necessario l’intervento di potenziamento sugli stralli della pila 11 del ponte Morandi, la prima costruita per realizzare il viadotto sul torrente Polcevera a Genova, società Autostrade avrebbe dovuto intervenire anche sulle pile 9 (crollata il 14 agosto) e 10.

È quanto emerge dalla relazione del Mit. “L’intervento su quella sola pila fu giustificato a suo tempo col fatto che essa palesava evidenti difetti nella sommità degli stralli (…)- si legge nel testo della relazione tecnica- tale situazione aveva fatto ritenere necessaria la sostituzione degli stessi. I difetti erano stati riscontrati in misura più contenuta nelle pile 10 e 9, realizzate successivamente nello stesso cantiere.

Si era all’epoca ritenuto di poter rimandare la sostituzione degli stralli nelle altre pile pur senza negarne la situazione comunque da monitorare attentamente”. Ma per gli esperti del ministero, “certamente fin dal 1993, il tempo di innesco della corrosione era ormai stato raggiunto in tutta l’opera. La corrosione era quindi già iniziata da anni e l’applicazione del sano principio di prudenza imponeva di fare indagini esaustive dirette e intraprendere le necessarie opere di riduzione della corrosione o sostituzione degli elementi ammalati, che erano oramari fuori controllo”. Una conclusione a cui, sottolineano i tecnici, era arrivato già lo stesso progettista Riccardo Morandi fin dal 1981.

Questi aspetti, concludono gli esperti ministeriali, “sembrerebbero in realtà mai efficacemente risolti e peggio ancora indagati”. Mit: “Utenti usati a loro insaputa come strumento di monitoraggio”.

Infine la commissione, in relazione al progetto esecutivo predisposto da Aspi per il viadotto Morandi, scrive: “sorprende la scelta di eseguire i lavori in costanza di traffico, insomma con l’utenza utilizzata, a sua insaputa, come strumento per il monitoraggio dell’opera”.

Nota di Autostrade: “Mere ipotesi, da verificare” “Le responsabilità ipotizzate dalla Commissione” ispettiva del Mit “a carico di Autostrade per l’Italia non possono che ritenersi mere ipotesi ancora integralmente da verificare e da dimostrare, considerando peraltro che il comportamento della Concessionaria è stato sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente nei confronti del Concedente”.

Lo afferma Autostrade in una nota in relazione ai contenuti della relazione della Commissione ispettiva del MIT sul crollo del Ponte Morandi. Il ministro dei trasporti Danilo Toninelli: Mit parte civile appena potrà “Ci costituiremo parte civile appena ne avremo facoltà, ossia in sede di udienza preliminare, dopo che la Procura avrà esercitato l’azione penale mediante la formulazione dei capi di imputazione”.

Lo afferma il ministro Danilo Toninelli in una nota del Mit. Quest’ultimo precisa che nell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi “nella fase dell’incidente probatorio non è tecnicamente possibile per il Ministero costituirsi quale parte offesa”. Decreto legge su Genova, la Ragioneria non lo blocca Intanto fonti del Mef a proposito del decreto Genova affermano che “la Ragioneria Generale dello Stato non ha bloccato il decreto, ma lo sta sbloccando”.

Questo per smentire ”categoricamente” indiscrezioni riportate da un sito. Il decreto – viene spiegato – è arrivato “senza alcuna indicazione degli oneri e delle relative coperture”. E che “i tecnici della RGS stanno lavorando attivamente per valutare le quantificazioni dei costi e individuare le possibili coperture da sottoporre alle amministrazioni proponenti”.