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Fmi, crescita Italia accelera

Rialzo della stima del Pil ma anche preoccupazione per l’incertezza post elettorale: sono due elementi che il Fondo monetario internazionale ha indicato nel World Economic Outlook con riferimento all’Italia.

Nel nostro Paese – così come in altri Stati alle prese con un voto imminente o con lo scenario post elettorale – “l’incertezza politica crea rischi nell’implementazione delle riforme” con la possibilità anche di “revisioni delle politiche” scrive l’FMI, segnalando come “la fiducia e il sostegno popolare alle riforme possono essere anche minati da una governance debole e da corruzione su vasta scala”, con ripercussioni sull’attività economica.

DEBITO – Sempre in Italia, così come in Spagna, “l’elevato livello del debito i trend demografici sfavorevoli richiedono un miglioramento del saldo primario strutturale per porre il debito in un percorso discendente” scrive ancora il Fondo monetario, evidenziando come “nell’area dell’euro, diversi paesi hanno esaurito il proprio spazio fiscale e dovrebbero procedere a un consolidamento favorevole alla crescita”.

PIL – L’FMI ha inoltre rialzato nuovamente la stima sul Pil italiano per il 2018, portandola all’1,5% con un ritocco all’insu di 0,1 punti rispetto alla previsione del gennaio scorso. Il dato contenuto nel World Economic Outlook rappresenta un incremento di 0,4 punti rispetto alla stima fatta nel WEO di ottobre 2017.

CRESCITA – L’Fmi conferma poi la previsione di un rallentamento della crescita nel 2019 all’1,1% (stesso dato di gennaio). Per il quarto trimestre 2018, la stima del Fondo monetario è di un incremento dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2017 mentre nell’ultimo trimestre 2019 la previsione è di un aumento tendenziale dell’1,1%.

DEFICIT – Nel 2018 l’Italia dovrebbe registrare un disavanzo dei conti pubblici pari al 2,6% del Pil, in calo rispetto al 2,9% dello scorso anno, scrive sempre l’Fmi nel World Economic Outlook, stimando per il 2019 un deficit al 2,2%. Quanto all’inflazione quest’anno dovrebbe scendere all’1,1% del Pil. In calo al 10,9% anche il tasso di disoccupazione

CONTRATTI – E, ancora, “in Italia una riforma degli accordi contratturali dovrebbe contribuire ad allineare le retribuzioni con la produttività” viene indicato dal Fondo Monetario Internazionale, segnalando come “le priorità delle riforme strutturali per aumentare produttività e innovazione e ridurre i gap di competitività nell’Eurozona variano” a seconda delle specificità nazionali. “Ad esempio – scrive l’Fmi – la Spagna dovrebbe cercare di ridurre ulteriormente la dualità del mercato del lavoro e i divari di protezione dell’occupazione tra lavoratori fissi e temporanei”.