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Fincantieri non basta. Per il ponte di Genova entra in gioco Italferr

Anche la società controllata da Ferrovie potrebbe partecipare alla ricostruzione, fa sapere Toninelli. Il governo pensa a due decreti per togliere la concessione ad Autostrade.

Ieri era il giorno del decreto per Genova, che ha affrontato le emergenze create dal crollo del ponte Morandi, con agevolazioni alle famiglie sfollate e alle imprese rimaste danneggiate dalla tragedia.

La partita vera però si aprirà dopo, con la revoca della concessione ad Autostrade, che sarà probabilmente al centro di una disputa legale, e l’affidamento dei lavori a un’azienda di fiducia dello Stato, individuata in Fincantieri.

Che l’affido diretto sia contenuto o meno nel decreto non si sa ancora: le fonti di stampa su questo punto divergono ed è in corso un confronto con l’Unione Europea, che dovrà riconoscere le condizioni di eccezionalità che possono consentire al governo di saltare una nuova procedura di gara. Per quanto il vicepremier, Luigi Di Maio, abbia affermato di “fidarsene ciecamente”, Fincantieri però non basta.

Anche una testata non ostile al governo, come il Fatto Quotidiano, ha rimarcato che il colosso di Stato possiede una sola società specializzata in strutture in acciaio per grandi opere. Si tratta della ‘Fincantieri Infrastructure’, nata poco più di un anno fa, che ha nel portafoglio ordini per cinque ponti, quattro dei quali in Belgio, due di 123 e due di 128 metri, “nulla di paragonabile ai 1.182 metri del ponte sul Polcevera”.

Perché Italferr

Un curriculum che lo stesso governo deve aver ritenuto non sufficiente. La notizia, che il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha dato ieri ai microfoni di Porta a Porta, è che “accanto a Fincantieri ci sarà probabilmente Italferr, che da decine di anni costruisce ponti”. Impegnata nella costruzione delle linee per l’alta velocità, con una presenza internazionale consolidata (la prima commessa all’estero fu vinta nel 1987 per la costruzione della metropolitana di Lima), Italferr non garantisce solo ingegneri con maggiore esperienza. Il gruppo è controllato al 100% da Ferrovie dello Stato, i cui vertici sono stati sostituiti di recente dall’esecutivo, che avrebbe quindi maggiori capacità di influenza di quelle che potrebbe vantare su un vecchio grand commis della Prima Repubblica come l’ad di Fincantieri, Giuseppe Bono.

Un doppio decreto per metter fuori Autostrade

L’unica cosa sicura, ha ricordato Toninelli, è che “Autostrade non metterà neppure una mattonella nella ricostruzione. Genova avrà un ponte velocemente ma non lo farà chi lo ha fatto cadere. Lo facciamo per le famiglie. Faremo di tutto per ricostruirlo entro il 2019 con il timbro dello Stato. Sono convinto che ce la faremo nonostante tutte le avversità”. Ma come mettere fuori la società controllata da Atlantia, la holding dei “L’escamotage studiato dai giuristi del governo”, rivela La Stampa, “è questo: due diversi provvedimenti, uno per la revoca della concessione, l’altro per la ricostruzione del ponte, utilizzando in entrambi i casi il decreto-legge, l’unico strumento legislativo capace di produrre l’effetto di diluire nel tempo il contenzioso che è alle porte. Soltanto i decreti-legge, infatti, sarebbero in grado di evitare sospensive a breve, quelle via Tar e Consiglio di Stato, quelle che il governo teme di più. Per contrastare i decreti-legge la lite giudiziaria verrebbe messa sui binari della Corte Costituzionale, con tempi molto più dilatati”.

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