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Dl Genova, gestori obbligati a mettere in sicurezza ponti e viadotti entro un anno

Riportiamo integralmente la notizia apparsa su Edilizia e Territorio a firma di Mauro Salerno sull’obbligo dei Gestori delle Concessionarie autostradali di verifica delle condizioni di sicurezza delle infrastrutture viarie.

Dodici mesi per verificare e mettere in sicurezza ponti, viadotti e cavalcavia. Entro un anno tutti i concessionari di autostrade dovranno verificare le condizioni di sicurezza delle infrastrutture che gestiscono e mettere in campo gli eventuali interventi di garanzia. È quanto prevede uno degli emendamenti dei relatori al decreto Genova approvati ieri dalle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera.

L’emendamento introduce l’articolo 1-ter al testo decreto e stabilisce che «le concessionarie autostradali provvedono, con carattere di priorità rispetto ad ogni altro intervento programmato, ad intraprendere le occorrenti attività di verifica e messa in sicurezza di tutte le infrastrutture viarie oggetto di atti convenzionali, con particolare riguardo ai ponti, viadotti e cavalcavia». In pratica chi gestisce le autostrade dovrà metter in campo ingegneri per le ispezioni di tutte le opere gestite e, in caso di necessità, chiamare le imprese in grado di eseguire i lavori di ripristino e messa in sicurezza. Prestazioni che in gran parte potrebbero non essere gestite in house, generando ricadute di mercato.

Tutta questa attività, stabilisce l’emendamento approvato, dovrà essere portata a termine entro dodici mesi dalla conversione del decreto in legge. E dovrà essere condotta dalle «concessionarie sotto la vigilanza» della nuova Agenzia per la sicurezza di strade e ferrovie. I costi, si stabilisce nell’emendamento, dovranno essere sostenuti dalle società che hanno in gestione le infrastrutture «senza possibilità di imputazione alle tariffe autostradali e senza alcuna corrispondente revisione del Piano economico finanziario (Pef)».

Nella stessa seduta è stato approvato anche l’emendamento in larga parte annunciato che mantiene il divieto di partecipazione alla ricostruzione del ponte Morandi per le imprese con partecipazioni in società concessionarie diverse da Autostrade per l’Italia. Si tampona così il rischio, evidenziato per primo proprio da questo giornale, di escludere per questa via la maggioranza delle grandi imprese di costruzione italiane.

Allo stesso momento salta però anche il divieto per Autostrade di partecipare alle attività di preparazione del cantiere per la ricostruzione del ponte. Tra gli emendamenti dei relatori c’è infatti anche quello che cancella il divieto di partecipare alle attività «propedeutiche».

«L’emendamento – ha poi spiegato il commissario Marco Bucci, tentando di sopire le polemiche – dice che Autostrade non può fare il lavoro di ricostruzione del Ponte, il resto sono interpretazioni. Che Autostrade possa rientrare dalla finestra è un’interpretazione non corretta. L’emendamento riporta in gioco tutti per le opere che sono propedeutiche, non solo Autostrade, e poi non è detto che si tratti di demolizione, ci sono anche da smaltire i detriti.

Ci sono tante altre cose». «La realtà è che sto aspettando che arrivino i progetti – ha aggiunto il sindaco Bucci – poi faremo l’invito ad alcune società che possono costruire i ponti. La modifica di quella parola è per evitare sbarramenti futuri che potrebbero creare dei problemi e dei rallentamenti». L’ipotesi è che affidare ad Autostrade la rimozione dei detriti del viadotto permetterebbe di ridurre il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Su questo punto, Bucci ha annunciato che lunedì incontrerà il presidente dell’Anac Raffaele Cantone «chiederemo a lui consiglio per individuare una via veloce di ricostruzione e far le cose bene».