La Commissione europea analizza le modalità di gestione dei Big-Data.
Le strade diventano sempre più intelligenti. Talmente smart che la Commissione europea ha focalizzato, ultimamente, l’attenzione sulla gran mole di dati generati dagli autoveicoli interconnessi e a guida autonoma.
Aspetto non marginale, rispetto agli altri oggetto di studio e monitoraggio, sta verificando pure a chi debbano fare carico le responsabilità nel caso di attacchi informatici che potrebbero ledere la privacy degli automobilisti.
Il numero di identificazione dei veicoli e la loro esatta localizzazione può, ad esempio, porre interrogativi sotto questo punto di vista. Un altro aspetto meritevole di attenzione è quello riguardante la consultazione dei dati, che si interfaccia con quello relativo ai protocolli di scambio delle informazioni. D’altronde, lo sviluppo della rete 5G apre nuovi scenari.
In Italia, un Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del 28 febbraio 2018, ha dato il via alla sperimentazione su strada dei veicoli a guida autonoma e alle Smart Road. Per la cronaca, la prima città a effettuare i test è stata Torino, lo scorso mese di ottobre.
Il Decreto consente pure di effettuare la sperimentazione sfruttando le comunicazioni V2I (Vehicle to Infrastructure) e V2V (Vehicle to Vehicle), predisposte per integrare la tecnologia 5G. L’informatizzazione, è evidente, sta modificando completamente il modo di fruire e intendere la mobilità.
Le vetture connesse di nuova generazione possono dialogare con le infrastrutture percorse e, quindi, ricevere informazioni sul traffico, sul meteo e altro. La copertura satellitare consente ai veicoli e alle arterie connesse di condividere le info con il gestore della rete stradale.
Si semplificano, sempre grazie alla interconnessione, le modalità di intervento e soccorso in caso di sinistro. Con la funzione E-Call (sistema automatico di chiamata di emergenza) saranno più facilmente individuabili gli automobilisti che hanno problemi con la propria vettura o malori.
Smart Road e Smart City sono anche sperimentazione di “parcheggi intelligenti”. Tramite i sensori, che dialogano tra di loro e gli smartphone, sarà possibile essere “accompagnati” al più vicino parcheggio libero.
Si pensi, poi, all’illuminazione pubblica. I soliti sensori ne possono ottimizzare l’utilizzo sulla base delle reali esigenze dei residenti e di chi è alla guida. Si riduce drasticamente, così, il quantitativo di energia elettrica consumata e, di conseguenza, la spesa a carico dei contribuenti.