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Con l’eCall si viaggia in sicurezza e geolocalizzati

Quante volte ci siamo trovati in difficoltà? Vuoi per essere stati coinvolti in un incidente o perché un malore improvviso ci ha costretto a fermare la macchina, magari in autostrada e di notte. Di esempi ne potremmo fare a bizzeffe.

Ognuno potrebbe raccontare le sue (spiacevoli) esperienze in merito. Ma, tra qualche giorno, questi aspetti poco entusiasmanti del nostro viaggiare on the road saranno un retaggio del passato. A partire dal 31 marzo prossimo, infatti, sarà obbligatoria l’installazione del sistema di chiamata d’emergenza sulle nuove autovetture e i veicoli leggeri.

L’eCall (Emergency Call) consentirà di ottimizzare gli interventi di emergenza, garantendo il pronto soccorso a chi si trova impelagato in situazioni complicate.

Alla sua adozione si arriva dopo un percorso, iniziato nella Commissione Europea nel 2013, che individuava le opportunità che derivavano dall’avere installato sui mezzi un sistema di localizzazione satellitare che, in caso di incidente, avrebbe fornito indicazioni utili sulla sua posizione e sullo stato di salute dei coinvolti.

Le stime effettuate, in quegli anni, portarono a stabilire che l’Emergency Call avrebbe consentito di ridurre del 10% il numero dei decessi sulle strade della UE. Si potevano salvare, valutarono allora, circa 2.500 vite ogni anno.

Le case costruttrici, acquisito l’input, si sono date da fare e attrezzate per adottare la nuova tecnologia a bordo dei loro modelli. L’eCall, in caso di incidente, ma non solo, può, in sintesi, inviare (anche) autonomamente una richiesta di soccorso, geolocalizzando il veicolo e telefonando al numero d’emergenza europeo 112. La normativa, a tutela della privacy, stabilisce che i dati raccolti dai centri di emergenza, o dai loro partner, non possono essere trasferiti a terzi senza il consenso esplicito della persona interessata. La progettazione della tecnologia eCall, inoltre, deve permettere la cancellazione totale e permanente delle informazioni memorizzate.