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Cmc fra boom di commesse e incassi che slittano

Pubblichiamo integralmente l’articolo di CMC apparso oggi su Edilizia e Territorio a firma di Alessandro Arona, che descrive le parole del nuovo direttore generale della società, Paolo Porcelli.

Il direttore Porcelli: «Stiamo rinnovando la linea di credito. Presentata manifestazione d’interesse per il Ponte di Genova»

La coop numero uno delle costruzioni, Cmc Ravenna, numero 4 della Top 50 italiana, ha visto crescere il suo fatturato proprio negli anni della crisi (balzo da 780 a 1.017 milioni nel 2012), mantenendolo poi stabile sopra il miliardo negli ultimi anni, ed è atteso in crescita da 1,1 a 1,2 quest’anno.

Il portafoglio ha registrato una forte crescita nel 2017 e 2018, con nuove commesse 2017 per 1,6 miliardi e per 1,34 miliardi nel solo primo semestre di quest’anno (soprattutto all’estero ma anche un lotto Cociv per il Terzo Valico in Italia, pag. 9), per arrivare a un portafoglio salito dai 3,425 miliardi del 2016, ai 3,728 del 2017 ai 4,66 del 30 giugno 2018. Bilanci sempre in utile, Ebitda margin al 14-15%, nel 2017 pari al 15,3%, il quarto migliore nella Top 50 dei costruttori italiani.

Eppure la società è alle prese con problemi di liquidità. Nel primo semestre sono slittati pagamenti attesi (per lavori finiti, in corso o da avviare, in Italia e all’estero) per 108 milioni di euro, che hanno appesantito la posizione finanziaria netta rettificata della società (debiti meno disponibilità liquide), fino a 825 milioni di euro dai 670 milioni di fine 2017 e a un peggioramento dell’Ebitda margin a 12,6% (dai 14,8% del 1° semestre 2017), con rapporto Posizione finanziaria netta rettificata/Ebitda salito da 3,9 a 5,33.

Ma il nuovo direttore generale della società, Paolo Porcelli, ci tiene a tranquillizzare creditori, fornitori, lavoratori e committenti: «La nostra situazione – spiega ai nostri microfoni – non è assolutamente paragonabile a quella di altre grandi imprese in crisi andate in concordato nel corso di quest’anno (Condotte, Glf, Astaldi, ndr), la posizione finanziaria netta indebolita non ci preoccupa perché non sono pagamenti saltati, sono solo slittamenti, e nelle ultime settimane le cause del ritardo sono tutte state rimosse, i pagamenti arriveranno entro l’anno». «Il momento è difficile, sì – prosegue – e le banche sono più attente di prima.

Ma voglio dare un messaggio che tranquillizzi tutti: noi continueremo a fare il nostro business di costruttori, diversificando sempre di più i nostri mercati, continuando a stare lontani dalle concessioni (che alla lunga si rilevano un boomerang) e facendo una sempre più attenta “manutenzione” del portafoglio, sia in fase di selezione che di gestione dei contratti. Il fatturato si chiuderà a 1,2 miliardi nel 2018, in crescita, il portafoglio è arrivato al record di 4,6 miliardi, con un peso dell’estero al 70% – (anch’esso valore record per Cmc) – e l’Ebitda margin viaggia sul 12-13%». «La linea di credito con le banche – aggiunge Porcelli – non solo è stabile, ma anche se scade tra un anno stiamo per rinnovarla in largo anticipo. Le cedole in prossima scadenza sui bond emessi dalla società saranno infine regolarmente pagate».

«Aggiungo – dice Porcelli – che abbiamo appena presentato al commissario Bucci una manifestazione di interesse per la ricostruzione del ponte Morandi a Genova. Abbiamo fatto molti ponti in giro per il mondo, in partnership con specialisti della carpenteria metallica come Cimolai e Eifage».

I mancati incassi per 108 milioni di euro della cooperativa Cmc Ravenna (numero 4 in Italia tra le imprese di costruzione con 1,119 miliardi di euro di fatturato nel 2017), comunicati al mercato il 15 ottobre e causa nei giorni scorsi del calo delle quotazioni dei bond societari sul mercato secondario, sono relativi a mancati pagamenti Anas per due opere in Sicilia (per la superstrada Agrigento-Caltanissetta), due lavori in Kenya per opere idriche (circa 60 milioni di euro di mancati incassi), un’altra opera idrica in Nepal (circa 10 milioni).

Lo spiega a «Edilizia e Territorio» il direttore generale di Cmc Paolo Porcelli. Che aggiunge: «Avevamo preso l’impegno di comunicare al mercato entro il 15 ottobre la situazione di questi incassi ritardati, ma in realtà nelle ultime settimane sono stati risolti o sono in via di soluzione tutti i problemi che avevano causato i mancati pagamenti. Dunque contiamo di portare a buon fine tutti gli incassi entro l’anno».

Porcelli vuole tranquillizzare il mercato anche sul fronte banche: «La linea di credito da 165 milioni che scade a dicembre 2019 non solo non è a rischio, ma stiamo già lavorando insieme alle banche, proprio in questi giorni, per arrivare in tempi utili a un rinnovo anticipato, che estenda la scadenza della linea». A quanto si apprende, la trattativa per il rinnovo sarebbe in fase avanzata, e l’obiettivo è di spostare la scadenza di due-tre anni, ma la società non vuole per ora fare annunci, prima che la firma con le banche sia stata effettivamente posta.

Tornando al nodo degli incassi, i 108 milioni erano attesi da Cmc nel primo semestre dell’anno, e il loro ritardo aveva già portato nella semestrale a un peggioramento della posizione finanziaria netta rettificata della società (debiti meno disponibilità liquide), fino a 825 milioni di euro dai 670 milioni di fine 2017. Posizione che – spiega Cmc – è ad oggi sostanzialmente invariata rispetto a giugno. Porcelli (direttore generale di Cmc), spiega: «Stiamo lavorando insieme ad Anas per i lavori della Agrigento-Caltanissetta.

Su Empedocle 1 si tratta di lavori conclusi e il raggiungimento dell’accordo sull’ultimo certificato, nonostante la piena collaborazione, ha richiesto un po’ di tempo. Nei giorni scorsi l’abbiamo firmato e quanto dovuto arriverà entro l’anno. Situazione simile su Empedocle 2, ma anche in questo caso il certificato è stato firmato, i soldi arriveranno a breve».

In Kenya Cmc ha due commesse idriche, entrambe al 100%, una in corso d’opera da 241 milioni, l’altra nuova 2018 da 123 milioni: «Il ruolo di stazione appaltante delle due opere – spiega Porcelli – è passata all’inizio di quest’anno da un ministero all’altro, dal Planning all’East African Community, e quest’ultimo ha voluto rivedere in dettaglio tutti i contratti, bloccandoci per diversi mesi, sia un pagamento di un certificato Sal del lavoro già in corso, sia l’anticipo per la nuova commessa, che non è partita.

La verifica è stata però completata, siamo vicini al pagamento in entrambi i casi, in tutto circa 55-60 milioni di euro. E comunque ricordiamo che sono due commesse su cui abbiamo la polizza Sace per la garanzia dei pagamenti». «In Nepal infine – conclude – c’è stato un ritardo nella firma del contratto, che però è arrivata a settembre, dunque dovremmo avere l’anticipo previsto di 10 milioni di euro entro novembre».

«Sui bond – sostiene Porcelli – è evidente che i nostri titoli sono oggetto di pressioni speculative, ma non ho alcun dubbio che la nostra linea di credito bancaria da 165 milioni verrà confermata. E anzi rinnovata in anticipo». «Proprio in questi giorni – aggiunge – ci stiamo incontrando con tutte le banche dell’attuale linea di credito (che scade a dicembre 2019), stiamo lavorando per rinnovarla in anticipo». «Daremo presto un segnale forte al mercato sulla nostra solidità finanziaria. Ribadiamo che la società ha una posizione di liquidità tale da permetterle di fare fronte a tutti i propri impegni finanziari a cominciare dal pagamento delle prossime cedole sulle proprie emissioni». conclude il direttore generale.

L’ITALIA E I CONTENZIOSI
Oggi Cmc ha 25 sedi operative in giro per il mondo: Algeria, Angola, Argentina, Bulgaria, Cina, Egitto, Francia, India, Kenya. Laos, Libano, Lesotho, Libia, Malawi, Mozambico, Namibia, Nepal, Pakistan, Filippine, Singapore, Sud Africa, Svezia, Tailandia, Zambia, Usa.
Il portafoglio è diviso tra Africa (circa un quarto), Italia (circa 30%), Asia e Nord America (circa 400 milioni l’uno), si veda a pagina 16 della semestrale.

«Noi vogliamo continuare a lavorare in Italia – spiega Porcelli – vogliamo dare il nostro contributo di competenze e sono certamente d’accordo che servono più investimenti, sulla grandi opere come sulla manutenzione straordinaria di quelle esistenti e sulla prevenzione dei rischi.

Ma le istituzioni, il governo, tutti insieme, dobbiamo cercare di risolvere il problema dei contenziosi in corso d’opera. Sia quelli pregressi, spesso legati a opere concluse di legge obiettivo, per i quali forse serve qualche misura straordinaria. Sia nell’ordinario, per gestire senza tensioni gli inevitabili imprevisti che nei lavori pubblici emergono in corso d’opera, anche se appaltiamo su progetto esecutivo».