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Dai dati ancora parziali del censimento chiesto dal Mit sono centinaia le opere che necessitano di interventi più o meno urgenti
Lavori su ponti e cavalcavia, opere stradali, interventi di consolidamento o manutenzione straordinaria di infrastrutture, ma anche messa in sicurezza e adeguamento di gallerie e sottopassi.
Da una primissima ricognizione in possesso dell’Adnkronos e ancora parziale perché relativa agli enti locali di sole sette Regioni su venti, sono centinaia e centinaia le opere segnalate da Comuni, Province e Città metropolitane che, come sollecitato dal ministero delle Infrastrutture dopo il crollo di Ponte Morandi, hanno effettuato un monitoraggio sulle criticità segnalando gli interventi necessari e prioritari da effettuare sulle infrastrutture legate alla viabilità di loro competenza.
Una sorta di censimento richiesto subito dopo la tragedia di Genova, che aveva come obiettivo quello di stimare priorità di intervento e spese necessarie. Gli enti locali di sette regioni su venti (Piemonte, Lombardia, Marche, Toscana, Basilicata, Molise, Veneto) hanno già individuato interventi per complessivi quasi 1,8 miliardi di euro. In molti casi si tratta di opere urgenti, in altri indispensabili, in altri ancora necessarie ma da programmare su base pluriennale.
Solo per fare qualche esempio, da parte dei comuni del Piemonte la stima complessiva dei costi di intervento è pari a 467 milioni di euro per le opere considerate più urgenti e di 302 milioni di euro per quelle meno prioritarie.
Dagli Enti locali della Lombardia sono stati segnalati interventi per circa 420 mln di euro, in Toscana per quasi 173 mln di euro, in Veneto per totali 140 mln di euro, in Basilicata per 125 mln di euro, nelle Marche per circa 90 mln di euro e in Molise per 27 mln di euro. E se si pensa che i dati sono relativi agli Enti locali di poco meno di un terzo delle regioni italiane, ben si capisce come il conto finale sia destinato a lievitare ancora molto.