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Autostrada Roma-Latina, un altro stop. La Regione: facciamola noi

Addio autostrada. La pericolosissima e malandata Pontina sembra destinata a restare l’unico collegamento tra Roma e il litorale a sud della capitale.

E questa volta non per l’ennesimo ripensamento da parte di qualche partito sui progetti infrastrutturali. Quando per una delle opere più tormentate d’Italia sembrava finalmente vicina l’apertura dei cantieri è arrivata infatti ieri una sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato l’aggiudicazione dell’appalto per la Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone. Tutto da rifare.

Un pronunciamento davanti al quale il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha dichiarato che è meglio a questo punto abbandonare la strada della gara pubblica per affidare l’arteria in concessione e di puntare a realizzarla in proprio, in house. L’unica certezza appare così quella che, se mai verrà steso un metro d’asfalto, i tempi saranno lunghissimi.

Il progetto per il collegamento autostradale è impantanato da 17 anni ed è già costato oltre 50 milioni di euro per la sola progettazione, con sprechi stimati dalla Corte dei Conti in circa venti milioni.

Nel 2016 la gara da 2,7 miliardi per la progettazione esecutiva, realizzazione e gestione dell’opera era stata infine aggiudicata al Consorzio Sis, un raggruppamento italo- spagnolo che unisce la Sacyr Construccìon, la Sipal e la Inc, ma il gruppo guidato da Salini Impregilo, comprendente i gruppi Astaldi, Pizzarotti e Ghella, ha fatto ricorso.

Sconfitta al Tar lo scorso anno, Salini ha fatto appello e, dopo un’indagine affidata da Palazzo Spada alla Banca d’Italia, ha ora ottenuto l’annullamento della gara.

È emerso che diversi sono stati gli errori fatti dalla commissione aggiudicatrice nell’impostazione dello stesso appalto, con il risultato che i rischi per Autostrade del Lazio, la società formata dalla Regione e dall’Anas, di non recuperare il contributo concesso al concessionario sono troppi. Bankitalia ha infatti evidenziato che il rimborso ” è esposto al rischio di inadempimento, essendo differito nel tempo e dipendente dalla capacità del debitore di far fronte ai pagamenti previsti sulla sola base dei flussi di cassa prodotti dal progetto”.

Un affare considerato sicuro per il concessionario e per le banche, ma tanto per cambiare non per la pubblica amministrazione.

Più nello specifico, gli esperti della Banca d’Italia hanno sostenuto che nel periodo in cui il Consorzio Sis avrebbe dovuto restituire ad Autostrade il contributo i calcoli evidenziano “una precarietà nella capacità di rimborso”.

Per i giudici vi è così “un errore di fondo nella predisposizione della normativa di gara, tale da rendere la stessa illegittima”. Una gara da rifare. Ma non sembra questa l’intenzione di Zingaretti.

Assicurando di continuare a considerare la Roma-Latina un’opera essenziale, il presidente ha infatti dichiarato che, ” anche in seguito alla discussione sulle concessioni che si è aperta dopo i fatti di Genova, credo sia giusto puntare a realizzare direttamente l’opera”.

Di più: “Una storia che si trascina da anni, anche alla luce della sentenza della giustizia amministrativa, impone una riflessione su un modello adottato nel passato per la programmazione e la costruzione di opere infrastrutturali.

Per questo ho proposto ad Autostrade del Lazio spa di valutare, insieme al socio Anas, soluzioni che consentano alla stessa di realizzare e gestire l’autostrada tra la Capitale e Latina “. La Pontina intanto, gestita da un’altra società regionale, l’Astral, è talmente malmessa che il limite di velocità spesso viene portato a 30 km/h.