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7,6 incidenti al chilometro. Mercoledì l’ultimo incidente all’altezza di Civate, nel Lecchese

Solo mercoledì l’ultimo incidente. A Civate, provincia di Lecco, un violento tamponamento tra più veicoli: tre i feriti, nessuno in pericolo di vita. Due settimane fa lo schianto tra due mezzi pesanti a Briosco. Un camion con rimorchio si è ribaltato finendo contro il guard rail e la strada è rimasta chiusa per diverse ore.

Gli automobilisti che la percorrono quotidianamente, dalla Brianza verso Milano per lavoro o in senso contrario nel fine settimana per raggiungere il lago e le località turistiche della Valtellina, lo sanno da tempo.

Ora però a confermare il triste primato è uno studio realizzato da Aci che analizza la localizzazione degli oltre 36 mila sinistri avvenuti in Italia lo scorso anno. La strada statale 36 del lago di Como e dello Spluga è la strada extraurbana più pericolosa d’Italia: 7,6 incidenti al chilometro, contro una media nazionale di 0,6.

Quasi uno schianto al giorno, 311 il numero esatto nel 2017, 180 nei 23 chilometri del tratto monzese. Da Cinisello Balsamo al passo dello Spluga, passando da Colico e Chiavenna: tre corsie fino a Briosco, la carreggiata si riduce a due nel Lecchese, l’arteria è lunga complessivamente 141 chilometri.

È la strada dei pendolari, ma anche l’unica per raggiungere le località sciistiche di Bormio e Livigno in lizza per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Un’arteria che, dunque, ha un ruolo di assoluto primo piano.

Dall’analisi e dai dati emergono i punti più pericolosi, in prossimità di curve e ponti. Il chilometro nero, quello dove si è registrato il numero più alto di sinistri, si trova in Brianza, tra Desio e Lissone: 24 schianti, 47 persone ferite, un mortale poco più in là, a Seregno. Qui la statale corre veloce, si contorce in una curva che arriva dopo un lungo rettilineo, il limite di 110 chilometri all’ora difficilmente viene rispettato.

Si sale da Milano in direzione Lecco per arrivare a Briosco. Ci sono ancora i segni recenti del ribaltamento del camion, la carreggiata si restringe, gli operai sono al lavoro per sostituire le barriere divelte dal tir, solo l’ultimo dei tanti incidenti registrati in questo breve tratto dove una curva quasi a gomito appare all’improvviso.

Si attraversa la Brianza, Nibionno, Costa Masnaga, Annone, tristemente noto per il crollo del ponte proprio sulla statale 36, si arriva a Suello. Il limite scende a 90 chilometri orari, non così gli incidenti, dodici lungo la carreggiata sud all’altezza dello svincolo per Erba. Anche qui un cantiere per il rifacimento del guard rail accoglie gli automobilisti.

L’ultimo ostacolo dopo il tunnel del monte Barro, sul ponte Manzoni che si infila nell’attraversamento di Lecco.

Da Pescate sale la rampa che immette sul viadotto, uno dei punti più critici dell’intera arteria. Più in là, da Mandello a Colico, i numeri sono in calo. La recente accensione di quattro autovelox fissi invita alla prudenza.

«La velocità non è commisurata alla tipologia di arteria — commenta Mauro Livolsi, comandante della polizia stradale di Lecco —. Si corre troppo e i 90 chilometri orari spesso sono considerati dagli automobilisti il limite minimo e non quello massimo. La distrazione, il cellulare il principale imputato, fa il resto».

Alla statale 36 spetta un altro primato: nel mese di ottobre, secondo Anas, è risultata la più trafficata di tutto il nord Italia, con un picco di 78 mila transiti al giorno. Solo un dato consola: nel complesso il numero degli incidenti è diminuito, mentre la maglia nera in assoluto, considerando anche le autostrade, spetta al tratto urbano della A24 sulla Roma-Teramo.