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33 milioni di veicoli a guida autonoma nel mondo

Sempre più perfette. Performanti. Esteticamente accattivanti. Le auto senza pilota bruciano le tappe, in un continuo crescendo. Nel 2040, un lasso di tempo relativamente breve se vogliamo, quelle dotate di pilota automatico, di livello 4 e 5 (che, secondo l’attuale classificazione, non richiedono che il guidatore intervenga sui comandi), saranno oltre 33 milioni.

A quantificarne il numero sono stati, di recente, gli analisti della IHS Markit. Si tratta di un mercato globale, particolarmente stuzzicante dal punto di vista dei ricavi, rispetto al quale gli Usa sono, attualmente, i meglio posizionati. A partire dal 2019 saranno in grado di soddisfare le richieste di un’utenza sempre più interessata e motivata all’acquisto. A Cina ed Europa, gli altri due competitor, ci vorrà qualche annetto in più per riuscire a fronteggiare la domanda. Nel 2040, stando sempre alle proiezioni, la Repubblica Popolare si caratterizzerà come il primo mercato mondiale delle vetture a guida autonoma.

Fra 22 anni, Stati Uniti, Cina ed Europa ne assorbiranno 27,4 milioni, contro i 6,3 milioni degli altri mercati. Queste proiezioni, è bene sottolinearlo, dovranno comunque fare i conti con la capacità dei Paesi di legiferare in maniera tale da favorire, e non ostacolare o rallentare, i nuovi scenari della mobilità. I costruttori, nel frattempo, affinano e arricchiscono le tecnologie di bordo e pianificano gli esaltanti scenari commerciali che si prospettano loro. Ci sarà, ovviamente, una gamma di offerta che spazierà dal modello di lusso alla vettura low-cost. Tutto sarà smart.

Attorno al settore delle “quattroruote” ruotano, inoltre, con dichiarato interesse, i colossi dell’hi-tech che non a caso, stanno investendo miliardi in ricerca e sviluppo. Saranno i fornitori del nuovo modello di industria automotive. Un business che punta su alta qualificazione ed eccellenze professionali per sfornare tecnologia di altissimo livello. L’ex conducente, quando è in viaggio, potrà dedicare le energie fisiche e mentali, precedentemente rivolte in maniera esclusiva alla guida, alle attività più disparate. Siamo al passeggero multitasking.

La vettura, grazie ad algoritmi sofisticati, sarà in grado di valutare i rischi e, in alcuni casi, di prevederli. Con oggettivi vantaggi sul fronte della sicurezza stradale e della riduzione dell’incidentalità. Ma l’innovazione tecnologica porta pure alcuni rischi. A livello informatico gli hacker potrebbero cercare di mettere le mani sull’automobile e le informazioni che la riguardano. ”Bucati” i sistemi di difesa, ci si potrebbe impadronire del mezzo e utilizzarlo per altri scopi. Ma questo è tutto un altro discorso.