Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Visco: debito pubblico rende ‘vulnerabile’ l’economia. Avanti su riforme

“L’adeguamento strutturale dell’economia – spiega il Governatore della Banca d’Italia – richiede di continuare a rimuovere i vincoli all’attività d’impresa, incoraggiare la concorrenza, stimolare l’innovazione” CondividiTweet Banche, Visco: molte fonti di rischio sono state rimosse o attenuate Visco, protezionismo Usa rischio per crescita globale Abi, Visco: “Banche, non escluso intervento pubblico”. Patuelli: “Bail in è incostituzionale” Visco: il fondo Atlante non risolverà “i problemi” ma è un “buon tassello in un processo più ampio.

Il percorso per riportare l’Italia sulla strada della crescita è iniziato, ma deve rafforzarsi. I cambiamenti richiederanno tempo, impegno, sacrifici – sottolinea il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nella relazione annuale – Sono fiducioso che, al di là dell’incertezza politica, il nostro paese saprà ottenere i risultati che servono per l’interesse generale, tenendo conto di chi resta indietro e di chi arretra”. E aggiunge: “Agli attuali ritmi di crescita PIL tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio”.

Economia italiana ‘vulnerabile’ alle turbolenze dei mercati per debito pubblico L’economia italiana è “vulnerabile” alle turbolenze dei mercati per il debito pubblico elevato e le sofferenze bancarie. Lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle Considerazioni finali. Il debito e i crediti deteriorati, ha detto Visco, sono “due fattori di debolezza che riducono i margini di manovra dello Stato e degli intermediari finanziari.

Entrambi rendono vulnerabile l’economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche”. Meno agevolazioni fiscali e più investimenti pubblici “Si può contribuire a rafforzare la crescita economica e facilitare il calo del rapporto tra debito e prodotto dando maggiore agli investimenti pubblici – ha proseguito Visco – riconsiderando la struttura dei trasferimenti e delle agevolazioni ed esenzioni fiscali, ribilanciando l’onere che grava sulle diverse basi imponibili, proseguendo con forza nell’azione di contrasto all’evasione”.

Per le banche in crisi problemi in via di soluzione I casi di crisi di diverse banche italiane “sono stati risolti o sono in via di soluzione” ha affermato il governatore della Banca d’Italia. “Va chiusa – ha detto il governatore – l’eredità della doppia recessione, che le nostre banche hanno subito, non determinato. Non è in crisi il ‘sistema’ bancario, ma la sua forza è indissolubilmente connessa con la forza dell’economia”. “Diversi casi di crisi – ha sottolineato Visco – sono stati risolti o sono in via di soluzione; si sta lavorando, in Italia e in Europa, con intensità e determinazione, su quelli ancora aperti”.

Bad bank se ne parla ma ora serve determinazione.  La costituzione di un veicolo che gestisca le sofferenze delle banche facendole uscire dai loro bilanci, la cosiddetta Bad Bank, è rimasta su un binario morto a causa della regolamentazione europea, in vigore dal 2013, sugli aiuti di Stato alle banche. “Nei mesi scorsi, anche a seguito delle proposte elaborate da istituzioni europee (Eba, Ndr) si è tornati a discutere dell’iniziativa.

Siamo ancora convinti che sarebbe una soluzione potenzialmente utile, a condizione che il prezzo di trasferimento degli attivi non sia distante dal loro reale valore economico, che l’adesione allo schema avvenga su base volontaria, che le caratteristiche delle banche partecipanti siano ben definite ex-ante”, scrive ancora il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nelle sue considerazioni finali. Ma, sottolinea il numero uno di Palazzo Koch, “va al più presto chiarito se vi è una effettiva determinazione a proseguire su questa strada: l’incertezza rallenta la definizione delle transazioni in corso, scoraggia quelle che potrebbero realizzarsi nei prossimi mesi”. Disoccupazione eredità più dolorosa crisi, miglioramenti non bastano.

“È soprattutto nel mercato del lavoro che vediamo l’eredità più dolorosa della crisi: nel 2014 il tasso di disoccupazione è stato pari a quasi il 13 per cento, più del doppio che nel 2007; quello dei più giovani (tra i 15 e i 24 anni) dal 20 ha superato il 40 per cento; i valori sono più alti nel Mezzogiorno – sottolinea Visco – Si è ampliato il divario tra la qualità degli impieghi offerti e le aspirazioni dei lavoratori: la quasi totalità degli occupati dipendenti a termine vorrebbe un contratto di lavoro permanente; due terzi dei lavoratori a tempo parziale desidererebbero un impiego a tempo pieno, contro il 40 per cento dieci anni fa. Sono peggiorati gli standard di vita delle famiglie, soprattutto di quelle più disagiate”.

“Nell’ultimo biennio si sono registrati miglioramenti grazie alla ripresa ciclica, agli sgravi contributivi e ai provvedimenti volti a migliorare l’efficienza del mercato del lavoro – aggiunge – Tuttavia, alla fine del 2016 meno del 60 per cento delle persone tra i 20 e i 67 anni aveva un impiego; era occupata appena una donna su due. Tra i giovani con meno di 30 anni, circa un quarto, un terzo nel Mezzogiorno, non aveva un lavoro né era impegnato in un percorso formativo. Sono valori lontani da quelli di gran parte degli altri paesi europei”.

Ue: Ostacolo più arduo è vuoto di fiducia “In Europa affrontiamo questioni difficili: l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea; i crescenti flussi migratori; la minaccia del terrorismo – rileva Visco – L’ostacolo più arduo da superare è il vuoto di fiducia che è maturato in questi anni, il riemergere di diffidenze e pregiudizi tra i paesi membri e tra i popoli d’Europa e le istituzioni europee. Vanno contrastati con forza.