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Via Krupp a Capri, la storica strada privatizzata?

La riapertura della famosa via Krupp a Capri potrebbe valere l’affidamento della strada a una società privata che si farebbe carico degli interventi necessari per metterla in sicurezza ma allo stesso tempo istituirebbe un ticket per percorrerla e farebbe del suo nome un marchio da sfruttare nel mondo a fini commerciali. C’è un progetto in questo senso presentato dalla Gheller, impresa di costruzioni veneta, che il consiglio comunale dell’isola ha ritenuto «di interesse pubblico» e che quindi pare destinato ad avere un futuro.

L’operazione di project financing prevede innanzitutto il consolidamento dei fragili costoni che hanno causato la chiusura a tempo indeterminato della strada inaugurata nel 1902. La Gheller provvederebbe anche alla manutenzione e al monitoraggio costante dell’area e in cambio otterrebbe di esserne di fatto la titolare commerciale per i prossimi venti anni. L’idea dell’azienda veneta prevede anche l’installazione di strutture mobili (passerelle, gazebo) e l’utilizzo di minicar elettriche per percorrere i tornanti, ma su questi punti il consiglio si è già espresso negativamente e quindi bisognerà modificare la proposta. Che in ogni caso sta già provocando malumori e anche prese di posizione nettamente contrarie. Legambiente si è già mobilitata e l’idea del ticket di accesso alla via (che dovrebbe essere tra i 2 e i 3 euro) divide i capresi, che pure sarebbero esentati dal pagamento, riservato ai turisti.

Ma è l’idea stessa di privatizzare una delle strade più belle del mondo a suscitare perplessità. In una intervista al Mattino i vertici della Gheller dicono di non aver intenzione di tappezzare via Krupp di cartelloni pubblicitari né di usare il marchio per sponsorizzare prodotti alimentari o elettrodomestici. In ogni caso, però, non era a un utilizzo commerciale che pensava Friedrich Alfred Krupp — industriale tedesco passato dall’acciaio alla produzione di armamenti — quando, a fine Ottocento, decise che le sue abituali vacanze capresi all’hotel Quisisana sarebbero state migliori se fosse esistita una strada capace di collegare l’arroccato centro dell’isola con gli attracchi di Marina Piccola, dove teneva ancorato il panfilo con il quale, insieme allo scienziato Anton Dohrn, attraversava le acque del golfo dedicandosi a studiare il plancton, passione che lo gratificava molto più che costruire cannoni.