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Sempre più big i dati acquisiti tramite veicoli e infrastrutture

Big data sempre più big. E lo sono ancora di più, in senso numerico e rispetto al loro utilizzo, se usati per garantire una maggiore sicurezza stradale. Sofisticati sensori collocati sulle macchine e sulle infrastrutture forniscono, da tempo ormai, informazioni di apprezzata e indiscutibile utilità a quanti si occupano di viabilità (Enti gestori delle strade, Forze dell’Ordine, settore automotive, ecc.). Non è un caso, d’altronde, ad esempio, che alcune compagnie assicurative praticano sconti particolari a chi installa nella vettura la cosiddetta “scatola nera”: un’apparecchiatura in grado di registrare informazioni attinenti al veicolo, come posizione, velocità e altri parametri.

Con il tempo, sicuramente, sensori e quant’altro saranno ancora più evoluti e in grado di registrare un’ampia e diversificata gamma di dati: dalla pressione delle gomme all’individuazione del tragitto meno stressante per il conducente. Moltiplicate le informazioni provenienti dalle milioni di autovetture circolanti in Italia, tanto per rimanere nel Belpaese, e immaginate quale miriade di indicazioni se ne possono ricavare. Essere avvisati, ad esempio, dalla propria autovettura che una serie di condizioni, in un dato momento di un giorno qualunque, aumentano il rischio di incidente potrebbe indurci a una maggiore prudenza alla guida, se non, addirittura, a rinviare il viaggio a quando quei fattori di pericolo saranno ridotti o eliminati.

Una manna per i policy maker impegnati nell’azione di contrasto alla mortalità stradale. Al continuo miglioramento delle infrastrutture deve, però, necessariamente, sommarsi l’incentivazione dei controlli da parte delle Autorità preposte. Nota dolente, sappiamo bene che ancora molto si può e deve fare sul piano della sensibilizzazione degli automobilisti, in particolare i più giovani, a una guida smart. Bisogna, soprattutto, renderli consapevoli del fatto che il “rischio incidente” è più alto quando c’è un surplus di fiducia nella capacità di avere, a prescindere, il controllo del proprio veicolo. Un atteggiamento mentale che può indurre il conducente a mantenere una velocità troppo elevata o azzardare sorpassi avventati.

La rete viaria del futuro, a quanto pare, non sarà soltanto asfalto, come è stato, in gran parte, finora. Sul bitume si svilupperanno le connessioni di un sistema complesso che farà dialogare le auto, le persone, i segnali stradali, i semafori e molto altro ancora. La strada diventa parte attiva di un sistema articolato e sofisticato nel quale le macchine sono guidate (è proprio il caso di dirlo) da un complesso di informazioni in grado di ridurre i sinistri attraverso l’elaborazione, in una frazione di secondo, tra la moltitudine di variabili analizzate (meteo, traffico, velocità, lavori in corso, incidenti, ecc.), del tragitto migliore da percorrere a una velocità stabilita.

Tecnologia e connettività cambiano, in un crescendo continuo, l’approccio alla mobilità e alla stessa percezione dell’automezzo.