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Roma, bocciato il progetto del Ponte dei Congressi

Bocciatura secca. Con la richiesta di rimettere mano a diverse questioni: collocazione della struttura, sistemazione degli impianti, aspetti geologici, urbanistici e di viabilità. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici, con un parere datato 20 gennaio 2017, rimanda al mittente il progetto del Ponte dei Congressi di Roma, il maxi intervento da 145 milioni di euro che dovrà collegare l’Eur al quartiere della Magliana, mettendo in connessione le due rive del Tevere. L’organo tecnico consultivo del ministero delle Infrastrutture, in un durissimo documento di 46 pagine, fa segnare una clamorosa svolta (in negativo) per l’opera attesa da decenni a stappare il nodo viario a Sud-Ovest della Capitale che, tra le altre cose, coinvolge indirettamente anche lo stadio della Roma. E non ci sono solo questioni tecniche, ma anche procedurali: pensato come un appalto integrato, il bando che arriverà non potrà più seguire quella strada. La gara, infatti, era tra quelle rimaste incagliate con l’entrata in vigore del Dlgs n. 50 del 2016, lo scorso 19 aprile. Il blitz della pubblicazione a ridosso della scadenza, all’epoca, non era riuscito. E adesso i tempi potrebbero allungarsi di molto

Partiamo dalla conclusione: il progetto definitivo relativo al primo stralcio della realizzazione del Ponte dei congressi, per il Consiglio superiore, deve «essere rivisto, modificato e integrato in base alle osservazioni, raccomandazioni e prescrizioni contenute nei considerato che precedono, nell’attuale fase di progettazione definitiva e comunque prima dell’attivazione delle procedure di affidamento dei lavori». In pratica, una bocciatura che si compone di parecchi aspetti.

Si parte da quelli urbanistici. L’opera ha bisogno di una variante al Prg del 2008 ma, al momento, «non risulta in atti se sia stato emesso il provvedimento di conclusione del procedimento di localizzazione». Ma non solo. Il parere solleva anche diversi dubbi sulle questioni progettuali. A partire dalla valutazione di possibili alternative: «Non è dato conoscere se la soluzione prescelta sia scaturita anche sulla base di una valutazione di costi iniziali e attesi o di altre considerazioni legate a modalità costruttive, né quali motivi abbiano condotto alla scelta della soluzione “ad arco” per il nuovo ponte». Ma il rilievo più pesante di tutto il parere riguarda le spalle del ponte: occuperanno l’argine del fiume o parti collocate immediatamente a ridosso dell’argine. Una soluzione non consentita dalle Ntc 2008.

Mancano riferimenti agli aspetti impiantistici: «In merito l’assemblea è del parere che per gli aspetti impiantistici debba essere redatto, nella presente fase progettuale, un progetto definitivo, completo di tutti gli elaborati previsti dalla normativa vigente in materia di lavori pubblici e che venga chiarito quali sono le parti del progetto impiantistico realizzate nel primo stralcio e quelle eventualmente realizzate con altri appalti, nonché il coordinamento delle parti stesse fra loro, anche ai fini della funzionalità dell’intervento».

Tra le opere collaterali, ci sarà un nuovo sistema di attraversamenti ciclabili e pedonali dei quali, però, non si trovano tracce negli elaborati progettuali. Per quanto attiene lo specifico aspetto del progetto stradale, poi, «si segnala che negli elaborati trasmessi emergono talune incompletezze aventi rilievo ai fini della fattibilità di parti dell’intervento». Poi, in merito alle barriere di sicurezza indicate negli elaborati di progetto, «anche in questo caso il progetto non espone i criteri di scelta, le prestazioni da conseguire e le particolari accortezze da seguire nell’installazione, in rapporto ai livelli di traffico e alla composizione dello stesso, alle velocità praticate, alla tipologia stradale in trattazione».

Ancora, sul fronte dei rilievi geologici la relazione illustrativa del progetto spiega che «qualora venissero riscontrate cavità ipogee dovranno essere predisposte soluzioni progettuali tali da garantire la stabilità permanente delle opere stradali, in funzione delle dimensioni delle cavità, del loro sviluppo ipogeo e della profondità della volta rispetto al piano di campagna». Per il Consiglio superiore si tratta di un’affermazione che «desta non poche perplessità», perché, «gli eventuali dubbi relativi alla presenza di cavità» devono «essere risolti in modo definitivo prima di procedere alla redazione del progetto esecutivo e comunque prima dell’affidamento dei lavori». Ancora, c’è la questione dei cantieri. Per il Consiglio superiore il tema della cantierizzazione dell’intervento è stato «adeguatamente indagato». Andrebbe, però, «tenuto in debito conto l’impatto dei cantieri sulla viabilità esistente, e segnatamente le interferenze con la possibile realizzazione prima, ed utilizzo poi, del nuovo stadio della Roma».

Infine, per completare il quadro, c’è un problema legato alla procedura: «Dalla documentazione in atti si rileva che l’appalto avrebbe dovuto avere ad oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo elaborato dall’amministrazione aggiudicatrice». Quindi, un appalto integrato che, però, in base al nuovo Codice appalti «non è più utilizzabile», tranne che per gli affidamenti a contraente generale.