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Riforma del Codice della Strada, sarà per la prossima (legislatura)

L’attuale Codice della Strada ha 25 anni; nacque, infatti, nel 1992. Ma il suo corpo non è quello atletico e armonioso di un venticinquenne. E’ un corpo che ha subito innumerevoli tagli, innesti, ferite, trapianti. I testi normativi, specialmente in una materia sensibilissima all’innovazione come è la mobilità, invecchiano in fretta.

E tuttavia: in questa legislatura, un nuovo testo organico dedicato alla circolazione stradale non lo vedremo. Anche chi è a digiuno di meccanismi parlamentari può constatare che l’operazione risulta, ormai, impossibile. Non che nell’ultimo quinquennio siano mancati seri tentativi: il disegno di legge delega 1638 per la riforma del codice della strada, approvato da un solo ramo del Parlamento, recava, in effetti, principi e criteri direttivi pregnanti per la riscrittura – anzi: per la revisione globale – della disciplina. Ne citiamo tre davvero nodali (ma l’elenco potrebbe essere ben più lungo): una speciale attenzione, anche in fase di progettazione/costruzione dell’infrastruttura, agli utenti vulnerabili della strada, quali bambini, disabili, anziani, pedoni, ciclisti, ciclomotoristi; una riparametrazione di tutto il sistema sanzionatorio nell’ottica della ragionevolezza e proporzionalità; una generalizzazione dell’uso dell’informatica per tutte le pratiche inerenti la motorizzazione.

Il disegno di legge, come detto, si è arenato; se in quest’ultimo scampolo di legislatura usciranno novità normative riferite alla circolazione stradale, saranno modifiche specifiche e settoriali (si parla, proprio in queste ore, di inasprimento delle sanzioni per l’uso di smartphone alla guida e di dispositivi di allarme anti-abbandono per i seggiolini dei bambini). Nondimeno, l’esigenza di riscrivere su basi del tutto nuove l’intero impianto del codice della strada tornerà, ben presto, a farsi sentire. E sarà sempre importante monitorare lo sviluppo e l’assetto della legislazione in materia, nella consapevolezza dei mille risvolti che essa presenta.

Il codice della strada, si sa, è “anche” una normativa tecnica, ma non è “solo” una normativa tecnica. Bastano un po’ di cifre disordinate per capirlo: l’80% del traffico delle principali città italiane è privato; in alcune aree urbane, si contano fino a 1024 vetture/1000 abitanti, ossia più auto che fruitori delle stesse; l’auto è il terzo luogo di vita indoor nel quotidiano, dopo l’abitazione e la sede di lavoro; e le patenti attive nel nostro Paese sono oltre 38 milioni. Insomma: si tratta di disciplinare un grosso “pezzo” della nostra realtà, della nostra economia, della nostra quotidianità. Della nostra vita, in fondo.