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Opere con costi standard e penali nel «correttivo appalti»

Costi standard per i cantieri e penali per le imprese che non mantengono gli impegni sui tempi di esecuzione. C’è un nuovo sforzo di trovare misure adeguate al contenimento dei costi delle opere pubbliche nel decreto correttivo della riforma appalti, varata poco meno di dieci mesi fa, che oggi il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio porterà in Consiglio dei Ministri per una prima informativa al Governo. Un passaggio preliminare all’apertura di una (rapida) fase di consultazione del mercato sulle misure contenute nel provvedimento.

Tra le misure della bozza messa a punto dai tecnici di Porta Pia, c’è anche l’obiettivo di arrivare finalmente a definire un benchmark dei costi delle opere pubbliche. Un traguardo previsto anche dal codice del 2006 su cui aveva mosso i primi passi – senza successo – la vecchia Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Ora ci si dovrà impegnare l’Anac. La misura serve ad attuare una previsione della legge che ha delegato il governo a riformare il sistema degli appalti. L’obiettivo non è limitato ai lavori. All’Anticorruzione si chiede anche di elaborare prezzi di riferimento di beni e servizi «alle condizioni di maggiore efficienza, tra quelli di maggiore impatto in termini di costo a carico della pubblica amministrazione». Compito tutt’altro che facile, anche considerando le difficoltà organizzative (fondi e personale) con cui è ancora costretta a fare i conti l’Authority di via Minghetti.

In attesa degli standard nazionali sui prezzi, le imprese dovranno comunque fare attenzione a non sforare sui tempi. Il correttivo imporrà l’obbligo di prevedere penali in tutti i contratti, proporzionate sia al tempo aggiuntivo necessario per concludere l’attività che al valore dell’appalto. Stabilita anche la “forbice” entro la quale dovrà muoversi la sanzione. La penale giornaliera dovrà essere compresa tra lo 0,3 e l’uno per mille dell’importo netto contrattuale, entro un limite massimo del 10 per cento.

Tutte queste misure, dopo il primo passaggio a Palazzo Chigi, saranno aperte ai suggerimenti degli operatori. Poi serviranno anche i pareri di Consiglio di Stato, Commissioni parlamentari e Conferenza unificata. Ma la fase di “ascolto” non inizia oggi. In molti si sono già fatti avanti con proposte di cui si è già tenuto conto per mettere a punto la bozza del provvedimento che si estende su 84 articoli. Oltre che dagli operatori di mercato e dal mondo delle amministrazioni, idee e proposte sono arrivate anche dai “think tank” che si occupano delle strategie pubbliche. Un dossier molto corposo sulla riforma degli appalti è stato ad esempio messo a punto dall’osservatorio sui contratti pubblici promosso da Italiadecide, con Aequa, ResPublica e ApertaContrada. Tra i suggerimenti anche quello di non focalizzare l’attenzione solo sui lavori, facendo più spazio a tutta la fase di programmazione e gestione degli acquisti pubblici.