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Nuovo codice degli appalti, Cantone: “correzioni giuste, ma serviva più tempo”

Il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, accoglie positivamente il nuovo Codice degli appalti e promuove gran parte delle correzioni introdotte tramite decreto correttivo.

Nella prefazione al nuovo testo normativo – che sarà presentato da Domenico Crocco, Responsabile Anas per gli Affari Internazionali, e Claudio Contesa, consigliere di Stato – il presidente dell’Anac condivide la scelta attuata dal governo di creare “una normativa snella ed essenziale che non si sofferma su aspetti di dettaglio e che possa di conseguenza favorire la flessibilità e l’adeguatezza delle scelte delle stazioni appaltanti”.

Positiva anche, secondo Cantone, la decisione del Parlamento di indicare, come criterio per il recepimento delle direttive comunitarie, il divieto di introdurre o mantenere livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle stesse direttive.

Tuttavia il presidente dell’Authority mette in guardia, auspicando che una normativa snella non si trasformi in una delega in bianco alle stazioni appaltanti. “Il rischio in cui si incorre – scrive – è che possano ingenerarsi fenomeni di pericolosa discrezionalità nell’utilizzo delle risorse pubbliche e di sostanziale illegalità amministrativa. Per tale ragione la normativa sarà accompagnata, in fase applicativa, da misure amministrative di «soft law» e, in particolare, da atti interpretativi, linee guida, determinazioni e bandi tipo, anche con efficacia vincolante”.

“Opportuna” – ha precisato Cantone – anche la scelta dell’Anac quale organismo pubblico a cui attribuire il potere di adottare queste disposizioni sostanzialmente amministrative di completamento della normativa di primo livello. “È una scelta coerente infatti sia con l’esperienza già maturata da parte dell’Autorità […], sia con la natura indipendente della stessa, capace, in quanto tale, di porsi come un interlocutore terzo tra gli operatori economici, le stazioni appaltanti ed i numerosi portatori di interessi che operano nel settore degli appalti. Per il presidente dell’Anac una tale tipologia di intervento amministrativo potrà evitare il verificarsi di fenomeni di illegalità e di corruzione.

Tra gli aggiustamenti positivi della norma, Cantone segnala inoltre la decisione di limitare il ricorso al contraente generale agli appalti al di sopra dei 100 milioni. “Da apprezzare è anche l’aumento del numero di inviti che dovranno essere effettuati nell’ambito delle procedure negoziate. Una norma doppiamente utile, che potrà consentire di risparmiare sui costi dei lavori e renderà più difficili eventuali turbative e accordi illeciti”.

Non mancano però, scrive il presidente dell’Anac, una serie di “interventi negativi come la liberalizzazione del subappalto o la minore trasparenza sancita per gli appalti al di sotto dei 40mila euro”. Alcuni aspetti avrebbe poi avuto bisogno di più tempo per dispiegare i loro effetti: come ad esempio la parziale reintroduzione dell’appalto integrato. Quest’ultimo, infatti, secondo Raffaele Cantone era stato abolito con il fine di limitare le varianti in corso d’opera e la conseguente lievitazione dei costi delle opere pubbliche.

“Allo stesso modo – conclude il presidente dell’Anac – desta perplessità la scelta di innalzare dal 30 al 49 per cento la soglia massima del contributo che può essere corrisposto nell’ambito del partenariato pubblico-privato, riducendo significativamente il rischio d’impresa e scaricando i costi sulle casse dell’amministrazione”.

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