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L’auto che si guida da sola: il nostro futuro

La connettività e l’automazione sono due aspetti fondamentali della vita e alla base di importanti studi che si caratterizzano nell’ambito dell’evoluzione scientifica. Di fatto parliamo di progetti di ricerca e sperimentazione di spicco internazionale che permetteranno un cambiamento del mercato dell’automobile, portando altresì a una rivoluzione del settore e degli attori coinvolti. Un’auto che si guiderà da sola, senza il contributo, e di conseguenza l’errore, umano, sia su strade urbane che extra-urbane e in diverse situazioni di traffico, sarà un bel cambiamento per il vivere quotidiano delle persone.

L’obiettivo principale è ovviamente l’aumento della sicurezza e dell’efficienza del traffico, ma anche la competitività del settore automobilistico attraverso importanti progetti di ricerca, che si declinano per uno scopo comune in vari angoli della Terra, a cominciare dagli Stati Uniti e dall’Europa.

Anche l’Italia è molto coinvolta nel processo, e lo ha spiegato e reso noto attraverso uno studio realizzato dalla Fondazione Filippo Caracciolo, con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino.

Al di là di quello finale, ovvero l’automazione del veicolo, lo studio evidenzia che gli obiettivi e i benefici saranno numerosi e molteplici e si dovrebbero susseguire in tempi rapidi, che andranno da sistemi o connessioni di assistenza alla guida piuttosto limitati (qualcosa già si è visto negli ultimi anni) a livelli di automazione completi ed efficienti. Bisognerà garantire pertanto il processo di innovazione e sarà necessario farlo nel più breve tempo possibile, in primis garantendo la sostituzione del parco macchine circolante sul territorio.

Fondamentale sarà ovviamente la costruzione dei sistemi di sicurezza, in particolare i Sistemi di Assistenza alla Guida (ADAS), permettendo così di ridurre le cause note degli incidenti. Infine bisognerà lavorare per far sì che i nuovi sistemi abbiano la più larga diffusione. Sottolineando il ruolo del nostro paese, lo studio dimostra la necessità di compiere azioni più incisive per lavorare sul processo di cambiamento del mezzo automobilistico, e rendere da subito efficiente il quadro legislativo e normativo.

Necessario sarà inoltre creare un “Osservatorio dell’evoluzione dell’auto” e lo studio (e la successiva realizzazione) di due “Piattaforme di servizio” nazionali. L’osservatorio dovrà occuparsi principalmente di monitorare gli sviluppi e favorire il dibattito tra gli operatori nazionali, nonché contribuire alle strategie nazionali, aumentare le opportunità e diminuire i rischi con studi mirati, sviluppare il dialogo internazionale e proporre azioni che supportino il mercato, creando posizioni condivise sui temi.

Le Piattaforme invece dovranno facilitare e rendere efficiente l’uso delle auto di nuova generazione. La prima delle due riguarderà le auto connesse nelle modalità che saranno in uso a partire dal 2019, ovvero capaci di dialogare con l’infrastruttura attraverso i dati messi a disposizione dai gestori stradali.

Anas ad esempio sta lavorando al progetto Smart Road, basato principalmente su sistemi Wireless che collegano il veicolo e l’utente alla strada in continuo attraverso Wi-Fi in motion (2,4/5 GHz) che permettono una continuità del segnale ai veicoli in movimento anche a velocità di 130 km/h. Il MIT infatti prevede che possano essere numerose le tecniche di acquisizione dei dati, quali la sensoristica sull’infrastruttura, il crowdsourcing o la comunicazione dai veicoli.

Dopo la raccolta, i dati dovranno essere elaborati e generare un’ampia serie di servizi per i gestori stradali, per le autorità e per i viaggiatori. La seconda piattaforma si concentrerà sui veicoli ad alta automazione, per i quali è necessario monitorare e analizzare i dati registrati relativi per poterne verificare il corretto funzionamento.

Fondamentale pertanto sarà nei prossimi anni, anche in ambito legislativo, il processo di cambiamento dell’approccio non solo alla strada, ma che passerà per i big data, per il concetto di privacy, ma anche attraverso meno emissioni di gas e notevoli possibilità economiche. Il cambiamento parte dalla strada per arrivare nelle case di molti.

Riportiamo a suggello di questo cambiamento l’incipit di una importante comunicazione della Commissione Europea del novembre 2016: “Il settore dei trasporti sta per affrontare cambiamenti profondi sia in Europa che in altre parti del mondo.

La combinazione di innovazione tecnologica e nuovi – disruptive – modelli di business ha generato una domanda di nuovi servizi di mobilità. Allo stesso tempo, il settore sta rispondendo all’esigenza di maggior sicurezza, efficienza e sostenibilità. La trasformazione che ne risulterà presenta grandi opportunità sociali ed economiche che l’Europa deve perseguire ora, per far sì che cittadini e imprese possano goderne i benefici.

Le tecnologie digitali sono uno dei più importanti, se non il più importante, driver di questo processo […]. Le tecnologie digitali aiutano a ridurre gli errori umani, di gran lunga la prima causa degli incidenti [stradali]”.