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La situazione del viadotto sull’autostrada A14

Il punto centrale dell’inchiesta per capire quanto è accaduto sul cavalcavia crollato sull’A14 è il tempo intercorso tra il sollevamento del ponte e l’evento. Lo hanno detto il procuratore di Ancona Elisabetta Melotti e il pm titolare dell’inchiesta Irene Bilotta. I detriti della parte crollata, ha spiegato Bilotta, «sono stati rimossi perché non servono», nel senso che il problema non si è verificato sul troncone caduto ma ai lati, sulle pile provvisorie per l’innalzamento del cavalcavia.

Secondo Autostrade per l’Italia, «le attività di sollevamento erano state completate alle ore 11:30». Al momento dell’incidente, avvenuto alle 13:50 circa, il personale stava realizzando
“attività accessorie”. Ma si sta cercando di capire se, invece, il sollevamento fosse ancora in atto o il ponte non ancora del tutto stabilizzato. Il cavalcavia, peraltro, sarebbe crollato
inclinandosi su un lato, come se avessero ceduto le pile solo da quella parte.

L’ing. Giovanni Scotto Lavina, responsabile del procedimento presso Autostrade per l’Italia – racconta l’Ansa – parla con i giornalisti dopo un sopralluogo di «una serie di distruttività imprevedibile. Sono agli esiti di tre ricostruzioni». «È andata in crisi la struttura dell’insieme dei sostegni provvisori del ponte».

«Stiamo facendo gli accertamenti del caso – ripete -: il ponte è andato in crisi per i motivi che dovremo appunto accertare».
«La struttura di calcestruzzo che sosteneva le travi fino all’inizio delle operazioni di sollevamento del cavalcavia è integra – sottolinea -, è andata in crisi la struttura dell’insieme dei sostegni provvisori».

I cronisti citano l’ipotesi di un errore nel sollevamento del troncone che si sarebbe inclinato e poi caduto. «Non possiamo dire niente perché stiamo svolgendo accertamenti – replica Scotto Lavina -, non escludiamo l’errore umano. Anche se le attività erano in corso da parte una impresa specializzata in questo tipo di attività, la Delabech, testata e qualificata per questo tipo di lavori».
Un’impresa che «aveva fatto altri lavori di questo tipo», che «sta sul mercato specializzata per questo tipo di attività». Per qualcuno l’autostrada doveva essere chiusa, ma l’ingegnere di Autostrade spiega che «l’impatto sul traffico di un’attività di questo tipo è insostenibile», può andare avanti «per settimane».

E per questo motivo le operazioni vengono svolte senza interrompere il flusso dei veicoli, ma – sottolinea – «secondo procedure e secondo progetti approvati e valutazioni tecniche» a
viabilità aperta. Interventi di fatto di routine: «anche sul tratto Ancona sud-Porto Sant’Elpidio, la tratta dove siamo adesso, sono stati già adeguati come francoaltimetrico, quindi sollevati provvisoriamente e alzati, poi diciamo posati sul sovralzo della pila, già dieci cavalcavia senza nessun tipo di problemi».

Al cantiere lavoravano «la Delabech in prossimità sull’impalcato, poi, da quello che mi risulta, c’era un’altra impresa che si stava occupando delle altre attività sulle campate laterali». L’inchiesta è in corso: l’ing. Scotto Lavina non è stato sentito dal pm e non ha preparato nessuna relazione, «però stiamo mettendo a disposizione anche con i miei colleghi la documentazione tecnica e amministrativa dell’appalto, subappalto e delle modalità operative di sollevamento». Ma una relazione dettagliata sull’accaduto Autostrade per l’Italia l’ha chiesta «con estrema urgenza» – spiega una nota – «alle aziende che hanno progettato ed eseguito i lavori sul cavalcavia crollato in A14», l’obiettivo è «accertare eventuali errori umani e valutare possibili azioni a tutela».

Il cantiere «era stato avviato il 7 febbraio e si sarebbe dovuto concludere, per quanto riguarda le attività sulle pile finalizzate all’innalzamento del cavalcavia, il 31 marzo».