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La Cina si impegna a investire sui porti di Trieste e Genova

Il progetto «Una Cintura Una Strada» per nuove Vie della Seta tra Cina ed Europa è la creatura del presidente Xi Jinping per mettere Pechino al centro del Grande Gioco geopolitico e imporsi come custode della globalizzazione sotto assedio da parte del risorgente protezionismo. I corridoi tra Asia ed Europa che toccheranno anche l’Africa, secondo i piani cinesi saranno lastricati di circa mille miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture. Per questo anche l’Italia cerca di salire sul treno diretto da Xi. E Paolo Gentiloni, unico leader del G7, è venuto a Pechino per i due giorni di vertice con 29 capi di Stato e di governo e ministri di oltre 80 Paesi riuniti nel Forum sulle nuove Vie della Seta.

Primo obiettivo italiano far includere i nostri porti di Trieste e Genova come terminali della rotta marittima dalla Cina. Gentiloni, che oggi ha parlato a lungo con Xi Jinping e con il premier Li Keqiang, dice che «è importante che Xi abbia confermato la loro intenzione di inserire i porti italiani tra i terminali sui quali investire». La Cina quindi crede nel valore di Trieste e Genova e vuole contribuire al loro potenziamento perché i due porti sull’Adriatico e sul Tirreno «sono già collegati ai corridoi ferroviari e stradali con il cuore dell’Europa».

Abbiamo chiesto al premier se c’è una scadenza per gli investimenti cinesi. «Non c’è una data X ma c’è un impegno. E in un Paese come la Cina quando un presidente prende un impegno è mantenuto», ha risposto Gentiloni.

La Cina ha già investito nel Pireo: acquistando il controllo del porto greco con circa 360 milioni di euro. Gentiloni dice che noi non siamo in concorrenza o alternativa al Pireo e aggiunge che il primo operatore ferroviario greco è di proprietà italiana, quindi il traffico su treni merci dei container sbarcati al Pireo è un affare anche per noi.

La missione di Gentiloni a Pechino ha aperto il discorso anche su «operazioni triangolari Italia-Cina sia nei Balcani occidentali sia in Africa, come in Mozambico, dove già lavoriamo insieme. Ci sono due o tre Paesi su cui lavorare in Africa, dove i cinesi conoscono l’impegno italiano per le diverse decine di dighe costruite e le numerose infrastrutture realizzate. E poi Eni è il principale operatore petrolifero in Africa e a Pechino lo sanno bene», ha detto il premier. In questi giorni Anas e Italferr hanno avuto contatti con controparti cinesi.

«Penso che non sfugga a nessuno che questo progetto “Una Cintura Una Strada” tra Cina ed Europa e questo Forum potrebbe lasciare una traccia nella storia dei prossimi anni perché l’idea lanciata dalla Cina tende a diventare un progetto globale, almeno da come si è presentata, trovando riscontro in un numero rilevante di leader mondiali», ha detto Gentiloni. Il premier ha ricordato anche che i rapporti commerciali con la Cina possono rappresentare un’opportunità in questa fase di neoprotezionismo americano.

Sul fronte delle Piccole e medie imprese oggi la nostra Cassa depositi e prestiti ha firmato con China Development Bank un accordo per la costituzione di un fondo di investimento italo-cinese da 100 milioni di euro per sostenere aziende nostre e loro impegnate lungo la Via della Seta. In questi giorni Marco Tronchetti Provera, presidente del Business Forum italo-cinese, ha guidato a Pechino una delegazione di circa 80 piccole e medie imprese italiane che hanno avuto contatti operativi con oltre cento possibili partner in Cina. «Guardano alle nostre piccole e medie imprese come a un modello», dice Gentiloni, osservando che nel 2016 le esportazioni italiane in Cina sono cresciute di oltre il 6 per cento, toccando gli 11 miliardi di euro, anche se la bilancia commerciale con Pechino è ancora in deficit.