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Istat: sale la competitività, ma nella crisi perse 194mila imprese

Se da un lato si ha «un chiaro recupero di competitività del sistema produttivo», dall’altro è riscontrato un ritmo di crescita «ancora modesto», soprattutto nei confronti delle principali economie europee. Secondo il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, presentato a Roma, indica «la selezione provocata dalla lunga fase recessiva in quattro anni fino al 2014 il sistema ha perso oltre 194mila imprese e quasi 800mila addetti, il 5% ha avuto conseguenze dirette sulla solidità e la performance del tessuto produttivo italiano». Nonostante la ripresa dell’ultimo biennio, il livello del Pil italiano del 2016 «è ancora inferiore di oltre il 7% rispetto al picco di inizio 2008 e solo nel 2016 ha superato quello del 2000». Nel rapporto sulla competitività dei settori produttivi, presentato a Roma, l’Istat evidenza che in Spagna il recupero è quasi completo, mentre Francia e Germania, che già nel 2011 avevano recuperato i livelli pre-crisi, segnano progressi rispettivamente di oltre il 4% e di quasi l’8%.

In un contesto nel quale il valore aggiunto complessivo delle società di capitali è realizzato in larga misura da imprese «fragili», osserva l’Istat, redditizie ma con problemi di solidità o liquidità, è «notevolmente» cresciuta la fascia di imprese «in salute» (con redditività, solidità e liquidità sostenibili) raggiungendo nel 2014 livelli superiori a quelli del 2007.

Inoltre, durante l’ultima recessione la produttività totale dei fattori è aumentata nell’industria (con una divaricazione tra i settori) e diminuita nei servizi (con una convergenza intersettoriale). E la selezione ha operato anche sulle imprese internazionalizzate: durante la recessione, solo chi esportava su scala mondiale (e con una quota elevata di fatturato esportato) ha aumentato valore aggiunto e addetti. «Esportare è rimasta quindi una condizione necessaria, ma non sufficiente, per avere una performance positiva».

Pil del quarto trimestre +0,2%

Nel quarto trimestre del 2016 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e
destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% rispetto al quarto trimestre del 2015. Così l’Istat, precisando che nella stima preliminare del 14 febbraio le statistiche indicavano un identico aumento congiunturale dello 0,2% ma una crescita tendenziale maggiore, pari all’1,1%. La variazione congiunturale segna un rallentamento rispetto al +0,3% del secondo trimestre. Ma accanto a questo l’istituto di statistica precisa anche che nel 2016 il Pil italiano corretto per gli effetti di calendario è aumentato dell’1,0 per cento. L’anno scorso infatti ha presentato due giornate lavorative in meno rispetto al 2015. Il risultato, spiega l’Istat, è coerente con la stima del prodotto diffusa il primo marzo, pari a +0,9% di crescita annua (dato grezzo non corretto).

Valore aggiunto +0,8% nell’industria

Il quarto trimestre del 2016 ha avuto tre giornate lavorative in meno del trimestre precedente e due in meno rispetto al quarto trimestre del 2015. Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono aumentati, con una crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dell’1,3% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono aumentate del 2,2% e le esportazioni dell’1,9%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito alla crescita del Pil per 0,4 punti percentuali (apporto nullo i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private, 0,1 punti la spesa della Pubblica amministrazione e 0,2 punti gli investimenti fissi lordi). La variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,2 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è stato nullo. Il valore aggiunto è cresciuto dello 0,8% nell’industria, ha segnato una variazione nulla nei servizi ed è diminuito del 3,7% nell’agricoltura.

Crescita acquisita per 2017 a +0,3%

La variazione acquisita del Pil per il 2017 è pari a +0,3%. L’Istat conferma così le stime preliminari sull’andamento dell’economia italiana. La crescita acquisita è quella che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.

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