Il 2017 sarà l’anno decisivo per capire se la spinta agli investimenti pubblici messa in campo dai governi Renzi e Gentiloni produrrà davvero i risultati sperati in termini di spesa effettiva.
L’ufficio studi dell’Ance (punto di riferimento da anni su questo tema) ha fatto sapere nei giorni scorsi che la legge di bilancio 2017 ha aumentato del 23,4% (rispetto al 2016) le risorse statali impegnabili per quest’anno per le infrastrutture, arrivando a 16,8 miliardi, dopo che già lo scorso anno si era registrato un aumento del 9,2% in valori reali, dopo anni di calo.
Il crollo degli anni scorsi da recuperare è tuttavia rilevante, e i dati previsionali sul 2016 segnalano per l’anno appena chiuso un (probabile) modesto incremento. Dal 2007 al 2015 la spesa effettiva per opere pubbliche è scesa in Italia del 47% in valori reali (elaborazione Ance su dati Istat), scendendo a 24,5 miliardi di euro.
Nel 2016 il Cresme ha previsto (nella congiunturale di ottobre) una prima inversione di tendenza, con gli investimenti effettivi per opere pubbliche in crescita reale del 2,3% sulle nuove opere e 2,7% sulla manutenzione straordinaria. «Nel biennio 2014-2015 – spiegava il direttore Cresme, Lorenzo Bellicini – l’importo dei lavori messi in gara è cresciuto del 46,8% e le aggiudicazioni sono cresciute del 16,1%. Al di là del calo 2016 questo sta già producendo effetti reali sui cantieri e ancor più questi si vedranno nel 2017». Per quest’anno il Cresme prevede il 3% reale di crescita, e circa il 4% nel 2018.
Le stime Ance sono invece più prudenti sul 2016, solo +0,4% reale, spostando la crescita al 2017. Si tratta comunque di piccoli numeri rispetto al -47% degli anni scorsi.
Anche un indicatore più ampio, gli investimenti fissi lordi pubblici, segnala lo stesso trend: dal 3% rispetto al Pil negli anni 2001-2010 (con un picco del 3,4% nel 2009), il dato è sceso al 2,1% nel 2014, nonostante il calo del Pil del 10% circa, per risalire al 2,2% nel 2015. L’ultimo Def del governo prevedeva un dato stabile per il 2016, a 36,7 miliardi di euro, sempre al 2,2% sul Pil, con aumento previsto per i prossimi anni: +3,6% nel 2017, +3% nel 2018, risalendo a oltre 40 miliardi di euro.
Il governo Renzi ha messo in campo molte misure che dovrebbero in effetti aumentare cantieri e investimenti dal 2017 in poi. Sia sul fronte infrastrutturale in senso stretto che su quello delle politiche di coesione (fondi strutturali e Fsc). Il nodo è sempre quello degli intoppi in fase attuativa, come spesspo accade nei lavori pubblici e come dimostra da ultimo la vicenda della realizzazione dei depuratori in risposta alle infrazioni Ue, dove gli 1,8 miliardi della delibera Cipe 2012 sono ancora in gran parte fermi, nonostante i commissari dello Sblocca-Italia 2014, e dunque ora il gverno Gentiloni tenta la strada del commissario unico nazionale (decreto legge Sud 243/2016, in Gazzetta il 30 dicembre).
Comunque la carne al fuoco è molta. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha fatto finanziare e sbloccato piani di investimento ferroviari per 19 miliardi di euro, e già nel 2016 Rfi ha aumentato la spesa da 3,6 a 4 miliardi di euro. E il piano decennale Anas prevede la risalita degli investimenti da 1,7 a tre miliardi in pochi anni, e il +60% nell’importo dei bandi pubblicati quest’anno va in quella direzione.
Poi c’è la complessa operazione dei “Patti per il Sud”, firmati nei mesi scorsi e a cui il Cipe ha dato ad agosto la benzina di 13,4 miliardi di euro di finanziamenti, con i fondi Fsc 2014-20. Risorse che sono state programmate anche per la parte nazionale, con i programmi operativi approvati dal Cipe il 1° dicembre (Infrastrutture 11,5 miliardi, ambiente 1,85, sviluppo produttivo 1,4, politiche agricole 400 milioni). La legge di bilancio, per consentire di “correre”, ha aumentato le risorse Fas 2017 da 2,8 a 3,47 miliardi, nel 2018 da 3,1 a 3,9.
Poi ci sono i programmi europei 2014-20 in fase di avvio. L’Agenzia della coesione (altra novità con il suo ruolo di sostegno e monitoraggio nell’attuazione dei programmi delle varie amministrazioni) fa sapere che solo per Fesr, Fse e Azione Giovani (51 miliardi di euro) nel 2016 sono già stati pubblicati bandi per il 30% del valore.