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Incidentalità, manteniamo la distanza. Di sicurezza

E’ sempre bene mantenere una certa distanza. Anzi, è necessario. Non parliamo, ovviamente, di quella tra le persone, che l’antropologo Edward Hall ha definito in quattro “zone” (intima, personale, sociale, pubblica), ma di quella che ogni veicolo deve mantenere dal mezzo che precede.

Il tutto sulla base di quanto previsto dal Codice della Strada (Cds) e, anche in questo caso, dal buonsenso. Perché, ovviamente, avendo davanti uno spazio adeguato diventa più semplice arrestare la macchina in caso di pericolo. Vero è, se vogliamo, che il concetto di “distanza di sicurezza” è inteso, da più di qualcuno, in maniera “elastica”. La valutazione, tra l’altro, è connessa pure all’efficienza del veicolo, alla prontezza di riflessi del conducente, alle condizioni del traffico e della pavimentazione stradale.

E’ appena il caso di rammentare che l’art. 149 del Cds dispone che, durante la marcia, i veicoli devono avere, tra di loro, una distanza (di sicurezza, per l’appunto) tale che sia garantito, in ogni caso, l’arresto tempestivo e, quindi, evitate collisioni. Se non si rispetta la norma, si incorre in una sanzione amministrativa e nella decurtazione di punti sulla patente.

Il “tempo di reazione”, rispetto al verificarsi di una situazione di pericolo, equivale al tempo che intercorre tra quando ci accorgiamo del pericolo e l’inizio della frenata. Di norma, varia tra i 0,5 e 1,5 secondi. Quello di una persona in condizioni psichiche e fisiche in buona efficienza, è di circa 7 decimi di secondo (di solito, si considera un secondo).

Questo significa che a 100 km/h, se un ostacolo improvviso compare sulla nostra strada, prima di spostare il piede dall’acceleratore al freno trascorrono 7/10 di secondo.

Se cambiano le condizioni atmosferiche e c’è nebbia la faccenda si complica perché, come noto, la foschia ha la caratteristica di assorbire e disperdere la luce e, pertanto, di ridurre di parecchio la visibilità. I fendinebbia anteriori fanno quello che possono, compatibilmente alla situazione atmosferica da affrontare.

Occorre, sicuramente, raddoppiare l’attenzione e diminuire la velocità. Per darsi una regolata, suggeriscono alcuni addetti ai lavori, a 20 km/h bisognerebbe mantenere una distanza minima, in metri, equivalente alla lunghezza di un autotreno e qualcosa in più.

A 30 km/h, quella di un autotreno e un autobus. Se piove, poi, massima attenzione all’aquaplaning: fenomeno che determina il “galleggiamento” del veicolo sull’acqua presente sulla pavimentazione. La gomma, per più motivi, non riesce a smaltirla e si rischia di perdere il controllo dell’automobile. La ridotta aderenza rappresenta un problema, ovviato solo in parte dall’ABS.